Questo articolo è tratto dal saggio “La Bibbia Rivelata Vol.2 – Il Corpo di Luce e il Segreto del Fiore della Vita di Michele Perrotta - XPublishing srl.
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Nel Rosarium Philosophorum, detto anche “Rosario dei filosofi”, un testo alchemico del XIII secolo, ricco di simbologia rosicruciana (i Rosa+Croce sono successivi ma la tradizione iniziatica dell’autore è la medesima), attribuito al misterioso medico e alchimista Arnaldo da Villanova (1235-1315), troviamo scritto:
“Notate bene che, nell’arte del nostro magistero, niente è nascosto ai Filosofi, eccetto il segreto dell’arte, che non è legittimo rivelare ad alcun uomo, perché chi lo facesse sarebbe maledetto, ed incorrerebbe nell’indignazione del Signore e morirebbe con la paralisi”.
Questo è un monito per chi si avventura nella difficile via trasformativa alchemica senza esser degno, come peraltro ci ricordano anche i cabbalisti sulla meditazione inerente alla visione del Carro di Ezechiele “Merkavah”.
E’ da questo testo, oltre che da “Le Nozze Chimiche di Chirstian Rosenkreuz”, che Carl Gustav Jung elaborò la sua idea dell’Androgino come archetipo dell’essere perfetto.
Nel mito dell’Androgino vi è la fusione perfetta simboleggiata dall’amore fra il dio Ermes (Mercurio/Sole) e la dea Afrodite (Venere/Luna), archetipo della trasmutazione di colei che muta le sensazioni in immagini, i sentimenti in allegorie e le emozioni in metafore, dalla quale nasce Ermafrodito (il nome stesso è la fusione delle due divinità unite dall’“amore magico”).
Nel Rinascimento l’archetipo di Afrodite si manifesta sotto forma d’arte per esaltare le caratteristiche archetipiche della Dea che funge da mediatrice tra Anima ed Eros, tra Amore e Psiche, tra Ragione e Istinto.
A Firenze nasce, sulla spinta di Marsilio Ficino e dell’Accademia Fiorentina frequentata dagli iniziati Michelangelo Buonarroti e Leonardo Da Vinci, una forma nuova di “simbologia esoterica” che si dispiega per immagini e che tocca il culmine nel dipinto di un altro iniziato, Sandro Botticelli, “La nascita di Venere”.
L’opera del Botticelli ha una valenza esoterica non di poco conto:
Venere emerge dalle acque profonde dell’inconscio collettivo per condurre l’iniziato verso quell’alchimia trasformativa che armonizza e che unisce interiormente gli opposti: il maschile e il femminile.
Nel simbolismo alchemico il Sole e la Luna sono le due entità fondamentali apparentemente in antitesi tra loro e che rappresentano rispettivamente il maschile e il femminile.
Dalla loro congiunzione fisica deve nascere un Ermafrodito che deve però fiorire interiormente mediante diversi processi alchemici.
Nel Rosarium Philosophorum l’Ermafrodito nasce morto e nel linguaggio alchemico viene collocato in uno stato di putrefazione indicato come Nigredo o Opera al Nero.
Dopo questo stadio si passa alla trasformazione mediante un secondo stadio, Albedo, per poi giungere all’ultimo processo trasformativo denominato Rubedo.
L’intera opera alchemica viene raffigurata attraverso le immagini simboliche raccolte nel “Rosario dei Filosfi” e viene indicata con i seguenti termini:
“Putrefactio”, “Rosa Alba”, “Rosa Rubea”.
A livello simbolico dal corpo in putrefazione si eleva l’anima maschile lasciando il corpo alla passività femminile.
L’anima si impregna e viene vivificata nell’alto del cielo dove successivamente troviamo la purificazione attraverso l’acqua che permette all’anima impregnata dallo Spirito di ritornare al corpo dell’Ermafrodito ottenendo una nascita completa a vita nuova con ali che mostrano la volatilità simbolica di colui che può ogni cosa.
Inoltre si invertono i ruoli del maschile e del femminile mediante uno stato superiore di purificazione dove, a livello simbolico, la donna diviene attiva e l’uomo passivo.
Questa unione viene indicata con il termine di “fermentazione”.
Nelle immagini del Rosarium Philosophorum troviamo inoltre un disco solare alato che discende nel vaso della trasformazione contenente il mercurio vivente.
“Qui il Sole muore ancora ed è coperto dal Mercurio dei Filosofi”.
L’anima vivificata a nuova vita rappresenta la solidificazione.
Il ritorno dell’anima nel corpo dell’Ermafrodito che prima era nato morto simboleggia la resurrezione.
Tra le ultime immagini simboliche del Rosarium Philosophorum si trova la rappresentazione di un leone verde che divora il Sole.
Nel linguaggio alchemico questo evento raffigurerebbe il mercurio in grado di penetrare in tutti i corpi elevandoli. Tale elemento se mescolato con un altro corpo lo anima modificando le sue proprietà.
Questo Sole è tutto ciò che mediante le precedenti trasformazioni ha fino ad ora ottenuto l’alchimista e che viene ancora modificato e divorato dal Leone verde, l’Aqua Regia, l’acido verdastro che dissolve l’oro.
L’acqua règia (o acido nitroclorico o acido cloronitrico o acido nitromuriatico) è una miscela, instabile a temperatura ambiente, composta da un volume di acido nitrico e tre volumi di acido cloridrico concentrati.
I due acidi danno la seguente reazione:
HNO3 + 3HCl → Cl2 + NOCl + 2H2O.
Il suo nome deriva dalla sua capacità di sciogliere l’oro, il platino e il palladio.
L’acqua règia è considerato dagli alchimisti il “Re dei metalli” in quanto praticamente inattaccabile dalle altre sostanze.
Dopo quest’ultima raffigurazione le immagini si concludono con la rappresentazione del Cristo risorto, che fuoriesce dal sepolcro vittorioso.
Il fine ultimo della simbologia alchemica nascosta nel Rosarium Philosophorum sembrerebbe analoga ai principi del Tantra e del Cristianesimo delle origini di matrice gnostica: liberare i principi che animano l’essere umano tramite fermentazione e la fusione dei corpi sottili affinchè si possa ottenere un nuovo corpo o una nuova vita come l’Ermafrotite, l’Androgino, il Bafometto dei Cavalieri Templari.
Si tratta di modi differenti di rappresentare colui che ha ottenuto in sé la trasformazione alchemica perfetta divenendo “Corpo di Gloria”.
Questa trasmutazione è strettamente connessa al numero 3.
Tutto questo sapere nascosto alla base dell’Alchimia e che Dante, “il templare” dei Fidelis in Amore (Fedeli d’Amore) conosceva, è in sostanza l’iniziazione che, se conquistata dall’adepto, migliora l’ego (o meglio il Sè) e lo trasporta su un altro piano di realtà interiore più elevato dove gli permetterebbe di contemplare il Divino sotto un aspetto diretto e individuale.
E’ qui, nell’intimo, che l’archetipo dell’Eterno discende nell’uomo e lo innalza fino a Lui.
L’iniziato a tali misteri vive un’esperienza straordinaria quando assimila il linguaggio simbolico-ermetico-alchemico nella propria coscienza.
Questi simboli fioriscono nell’intimo dell’iniziato trasportando la sua coscienza in un altro piano di realtà più elevato.
L’iniziazione è una conquista che l’uomo spiritualista ottiene quando comprende il linguaggio iniziatico delle sacre scritture, colme di archetipi.
L’archetipo è il modello originario ed è una verità primordiale che inconsciamente l’umanità detiene in sé.
Una volta conquistato questo sapere che è alla base dell’iniziazione il mistero si dischiude ed esce il significato più profondo che viene carpito ed assimilato nella coscienza del mistico nella giusta maniera.
Questo è il tesoro che con gelosia l’Altissimo custodisce per gli eletti.
....Con la distruzione dell’Ordine del Tempio (i Templari) iniziò il vero declino della civiltà occidentale che perse ufficialmente, salvo le confraternite che ne ereditarono i segreti, questa arcana conoscenza in grado di trasmutare l’uomo in un essere nobile e connesso all’Altissimo.
In poche parole l’Occidente perse quel mistero strettamente connesso alla sapienza, di cui è archetipo Sophia.
Il mistero dell’Androgino, il Bafometto venerato dai Templari, è sostanzialmente il culto di Sophia (a confermarlo è la decodificazione del nome stesso del Baphomet nel cifrario Atbash), la Dea degli gnostici che, similmente a Venere/Afrodite, riconcilia le anime pleromatiche (spirituali) conducendole nel regno di Dio.
Quest’idea di archetipo femminile ci ricorda la Dea madre che nell’Inno ad Iside detiene in sé gli aspetti speculari delle contraddizioni:
“Perché io sono colei che è prima e ultima, Io sono colei che è venerata e disprezzata, Io sono colei che è prostituta e santa, Io sono sposa e vergine, Io sono madre e figlia, Io sono le braccia di mia madre, Io sono sterile, eppure sono numerosi i miei figli, Io sono donna sposata e nubile, Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito, Io sono colei che consola dei dolori del parto.
Io sono sposa e sposo, E il mio uomo nutrì la mia fertilità, Io sono Madre di mio padre, Io sono sorella di mio marito, Ed egli è il figlio che ho respinto. Rispettatemi sempre, Poiché io sono colei che da Scandalo e colei che Santifica”. (Inno a Iside III-IV secolo a.C)
Il culto ad Iside venne adottato per la venerazione delle cosiddette “Madonne nere”.
Ancora oggi pochi sanno che il culto alle Madonne nere non ha niente a che fare con la mariologia per come ci viene comunemente presentata, ma ha un'origine derivante dal culto di Iside.
Detto ciò, le Litanie cristiane offerte alla Madonna non devono essere intese come un plagio, ma bensì come un’esaltazione dell’aspetto archetipico inerente alla divinità Madre.
Per i Cristiani il termine “Madre di Dio”, rivolto a Maria, sottintende il riconoscimento di Gesù come espressione dell’amore di Dio (“Figlio di Dio”), o Dio incarnato, poiché la Sua divinità è inscindibile dalla sua umanità.
Anche per questo motivo è assai importante comprendere l’aspetto trinitario di Dio: Padre, Figlio, Spirito Santo.
Maria assunse il titolo tardivo di Theotókos, ovvero “Madre di Dio”, nel Terzo Concilio Ecumenico della Chiesa presieduto ad Efeso nel 431 d.C..
Anche Iside, come Venere/Afrodite, è riconducibile a Sophia, la Dea della sapienza che gli gnostici ricercano perennemente per unire gli aspetti opposti situati nell’uomo e trascendere il mondo.
Iside, sposa di Osiride, è l’archetipo del femminile che deve congiungersi con il maschile, come Sophia che nella gnosi vuole a tutti costi congiungersi con l’Eterno.
E’ questo il fine ultimo di ogni cosa che è alla base del Tao: l’armonia degli opposti.
La storia di Sophia è stata oggetto di molteplici varianti, fu l’amore dell’Eone Sophia per il Pleroma e per l’Altissimo che trasformò il suo desiderio bramoso di unirsi a Lui e che diede origine ad una caduta.
Da questo evento nato da una sorta di “perversione” tuttavia una scintilla divina penetrò nella creazione materiale ed è questa che se risvegliata negli uomini riconduce l’umanità spirituale a Dio.
...Tutta questa conoscenza faceva parte di un bagaglio esoterico custodito dai Templari seguaci di Sophia.
I Templari, cavalieri del tempio di Salomone, furono a tutti gli effetti dei sacerdoti-filosofi, amanti della gnosi.
Erano una confraternita iniziatica che mirava all’edificazione del tempio interiore: questo è il vero significato esoterico da cui deriverebbe il loro nome “Cavalieri del Tempio”.
I Templari erano monaci guerrieri che fecero voto di povertà e castità ma la loro guerra avveniva nel proprio intimo per conquistare,attraverso la via mistica, Sophia la sapienza.
E’ da questo archetipo che deriva infatti il termine philo-sophia (filosofia).
Questa filosofia spirituale o dottrina esoterica è una sapienza gnostico-ermetica che fu successivamente ripresa dai
Fedeli d’Amore e dai Rosa+Croce.
Continua…
Per maggiori info:
http://www.macrolibrarsi.it/autori/_michele-perrotta.php
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IMMAGINI DEL ROSARIUM PHILOSOPHORUM
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MICHELE P.