Filippo Giordano Bruno, nato a Nola, morto a Roma sul rogo il 17 Febbraio del 1600.
Filosofo, ex frate domenicano, dichiarato eretico dalla Santa Inquisizione, bruciato vivo in Campo di Fiori; termine fisso di tutti i denigratori della Chiesa e acerrimo nemico dei Dogmi ecclesiastici. Quella di Giordano Bruno è una figura complessa che si inserisce in un periodo di profondo sconvolgimento e rinnovamento degli orizzonti conoscitivi delle dottrine filosofiche. Il suo pensiero originale si strutturava sotto l'influenza di correnti filosofiche quali:
l'atomismo, il naturalismo, il neoplatonismo, e l'ermetismo.
Giordano Bruno credeva fermamente che l'essere umano fosse connesso alla natura e al cosmo.
Il filosofo nolano era in oltre convinto sull'immortalità dell'anima e credeva fermamente nella Reincarnazione, scrisse:
«Io ho ritenuto e ritengo che le anime siano immortali... I Cattolici insegnano che non passano da un corpo in un altro, ma vanno in Paradiso, nel Purgatorio o nell'Inferno. Ma io ho ragionato profondamente e, parlando da filosofo, poiché l'Anima non si trova senza corpo e tuttavia non è corpo, può essere in un corpo o in un altro, o passare da un corpo all'altro. Questo, se anche può non esser vero, è almeno verosimile, secondo l'opinione di Pitagora...».
(Filippo Giordano Bruno).
Giordano Bruno, nato Filippo Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600), è stato un filosofo, scrittore e frate domenicano italiano.
Tra i punti chiave della sua concezione filosofica – che fondeva materialismo antico, averroismo, lullismo, neoplatonismo, arti mnemoniche, influssi ebraici e cabalistici – la pluralità dei mondi, l'unità della sostanza, l'infinità dell'universo ed il rifiuto della transustanziazione
GIORDANO BRUNO (FILM COMPLETO CON GIANMARIA VOLONTE')
CABALA DEL CAVALLO PEGASEO:
Opera breve ma straordinariamente densa, la Cabala del cavallo pegaseo è il quinto dei sei dialoghi composti da Bruno tra il 1584 e il 1585, durante il suo soggiorno inglese.
In essa si intrecciano temi di grande rilievo teorico: la satira, aspra e sostenuta da puntuali riferimenti al testo biblico, nei confronti della “santa asinità” cristiana; la critica di alcuni aspetti della filosofia antica; l’insistenza su una concezione dell’uomo e della natura che capovolge in maniera radicale la visione umanistica; l’idea della trasmigrazione delle anime.
Ma la vera protagonista del dialogo, stigmatizzata con toni ora ironici ora violenti, è l’ignoranza, che nelle sue molteplici forme – da quella religiosa a quella filosofica – rappresenta il più pericoloso nemico del pensare e dell’agire umani e, dunque, l’obiettivo ultimo dell’invettiva bruniana.
« Che vi val, curiosi, il studïare, / Voler saper quel che fa la natura, / Se gli astri son pur terra, fuoco e mare?
La santa asinità di ciò non cura; / Ma con man gionte e 'n ginocchion vuol stare, / Aspettando da Dio la sua ventura ».
(Cabala del cavallo pegaseo, In lode dell'asino)
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MICHELE P.