PREFAZIONE di Paolo Franceschetti
Ci sono storie che non si lasciano archiviare. Tornano, bussano, chiedono conto delle omissioni e delle mezze verità. I delitti del cosiddetto Mostro di Firenze appartengono a questa famiglia di ferite aperte: ogni volta che proviamo a richiuderle, qualcosa riemerge — un dettaglio, un simbolo, una coincidenza che a molti pare irrilevante e ad altri suona invece come una firma.
Quando, anni fa, ho iniziato – sulla spinta degli studi di Giuseppe Cosco e di Gabriella Calrizzi soprattutto - a parlare della Rosa Rossa — dell’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’oro — come chiave interpretativa della ‘pista esoterica’, l’accusa più benevola è stata di fantasia. “Un’invenzione”, si diceva.
Eppure le domande restavano: perché certe scelte di tempo e di luogo?
Perché quella costanza simbolica, quasi un alfabeto cifrato che attraversa le cronache?
Perché, soprattutto, il ripetersi di tracce che parlano più il linguaggio del rito che quello del caso?
Col tempo sempre più ricercatori hanno iniziato a verificare e ad incrociare elementi.
Non si trattava di credere o non credere, ma di guardare. Guardare alla bibliografia disponibile, ai testi di Arthur Edward Waite, (che di questo ordine è il fondatore e qualsiasi esoterista serio non può non saperlo) — opere in commercio e accessibili — e a una tradizione iniziatica che ha lasciato impronte tanto nella letteratura quanto nella storia delle società segrete europee.
Guardare anche agli atti e alle audizioni in sedi istituzionali: perfino la Commissione Antimafia ha toccato il tema, com’è ovvio senza restituirne per intero la verità, ma offrendone frammenti e stralci utili a delinearne il perimetro.
Oggi, alla luce di ciò che è consultabile, nessuno può più affermare che la Rosa Rossa non esiste. Esiste come fenomeno storico, come corpus dottrinale e simbolico, come rete di riferimenti che si possono studiare. Ed è su questo piano — dei fatti documentali e dei segni — che va interrogata.
Il problema dei ‘delitti esoterici’ è che la maggior parte degli investigatori non sono esoteristi, e la maggior parte degli esoteristi non è né criminologo né investigatore, anche perché per diventare esperti di esoterismo occorrono decenni e non è sufficiente leggere qualche libro qua e là.
Questo saggio di Michele Perrotta si inserisce esattamente qui: non nel terreno scivoloso delle congetture libere, ma nel lavoro paziente di tessitura tra fonti, simboli e cronache.
Perrotta non pretende di sostituirsi alla magistratura, né di pronunciare sentenze: ricostruisce. Raccoglie fili che molti hanno osservato separatamente e li intreccia in una mappa leggibile: la ‘grammatica dei simboli’, le ricorrenze temporali, la scelta dei luoghi, le corrispondenze iconografiche, le linee iniziatiche che rimandano a una regia rituale più che a una mera sequenza di eventi casuali.
Dove altri vedono coincidenze, egli si chiede se non stia agendo un metodo; dove altri parlano di folklore, egli domanda se non si tratti, invece, di procedura.
Mi è stato chiesto di scrivere questa prefazione proprio perché, quando era impopolare dirlo, ho indicato l’ipotesi che una setta strutturata — con un lessico, una simbologia, una liturgia — potesse aver agito da cornice per quei delitti.
Io, Gabriella Carlizzi, Giuseppe Cosco, non rivendichiamo primati: rivendichiamo perseveranza. Non rivendichiamo primati perché in ambiente esoterico ed occultistico il fatto che dietro questi delitti ci fosse una matrice esoterica è un po’ il segreto di Pulcinella.
Noi abbiamo semplicemente avuto il coraggio di scriverlo e dirlo a chiunque, a costo di essere sepolti dal ridicolo. Siamo stati smentiti? No. Siamo stati contraddetti da fatti? Neppure.
Semmai, con il passare degli anni, la materia si è fatta più densa: più libri, più studi, più riferimenti incrociati. E anche qualche depistaggio — inevitabile, quando si toccano nodi che non amano la luce — che, paradossalmente, conferma l’esistenza del nodo.
A chi teme l’effetto suggestione, dico: leggete metodicamente. Non cercate l’ennesimo romanzo travestito da saggio: non è questo il caso.
Cercate criteri: la coerenza interna dei simboli; il loro linguaggio e la loro ricorrenza; la compatibilità con dottrine note; l’aderenza delle ipotesi a quanto è pubblicamente consultabile. Questo è il banco di prova onesto.
L’esoterico, qui, non è un velo che confonde — è una lingua. Impararla non significa credervi: significa comprendere cosa stia dicendo chi quella lingua adopera. Il merito di Perrotta è duplice.
Da un lato, porta ordine in una materia resa opaca da decenni di clamore mediatico; dall’altro, riapre il cassetto della memoria civile, ricordandoci che cercare la verità non è un atto di nostalgia ma di responsabilità. Non sapremo mai tutto? Forse.
Ma possiamo sapere di più, e meglio. Possiamo sottrarre questi delitti alla retorica del ‘male senza nome’ e riconoscere che, a volte, il male ha un lessico, una prassi, una firma.
Questo libro non è un punto d’arrivo; è una soglia. Chiede al lettore di sospendere il pregiudizio — tanto quello credulone quanto quello scettico a priori — e di misurare ogni asserzione con pazienza artigianale. Se lo farete, scoprirete che la pista esoterica non è un diversivo, ma una chiave di lettura capace di allineare segmenti altrimenti dispersi.
A Michele Perrotta va il mio grazie per il coraggio e la disciplina con cui ha affrontato un terreno minato; al lettore va il mio invito a pretendere rigore e a non accontentarsi di versioni che, per eccesso di silenzio o di rumore, finiscono per negare l’evidenza.
Se, come credo, la Rosa Rossa è parte del quadro, allora nominarla non è un orpello sensazionalista: è un atto di precisione. E la precisione, in queste storie, è la forma più alta di rispetto.
Continua...
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Tutto quello che è stato commesso in relazione ai delitti del Mostro è infatti stato studiato a tavolino e predisposto su livelli quasi inaccessibili alla stragrande maggioranza di persone.

Le coppie non venivano trucidate perché vittime di qualche degenerato sessuale con problemi psichici, bensì venivano scelte con minuziosa cura da chi voleva che le loro anime traghettassero con Caronte in una dimensione oscura oltre la vita.
Piaccia o non piaccia ciò che viene comunemente chiamata ‘Magia’ esiste, così come da sempre e in ogni parte del mondo esistono e vengono praticati rituali di sangue e sacrifici umani – un fenomeno molto più diffuso di quanto si possa immaginare. Se cercate prove concrete, elementi significativi supportati da professionisti, medici legali, avvocati, grafologi, etc., etc., questo libro non fa per voi.
In questa ricerca esamineremo tutt’altro. Anche perché trasformare gli indizi in prove non è compito nostro ma degli inquirenti, dei Pubblici Ministeri, delle Forze dell’ordine e così via.
Noi ci limitiamo solo nel fornire ciò che riusciamo ad intravedere nella ‘dottrina che s’asconde sotto ‘l velame…’ di questa misteriosa e spietata vicenda.
A noi, in pratica, interessa più che altro andare al fulcro della questione, ovvero sul perché sono state scelte alcune vittime e perché proprio sul territorio fiorentino sono stati commessi questi crimini brutali. Il presunto killer, che ha tanto spaventato l’opinione pubblica per decenni dacché prediligeva scagliarsi con ferocia contro le coppiette che si appartavano per fare all’amore ma che invece incontravano loro malgrado l’angelo mietitore, non ha ancora un volto e noi non abbiamo ancora un quadro ben delineato sulla sua personalità.
Come potremmo mai averlo del resto, visto che non si tratta di una sola persona ma di un gruppo costituito da vari individui, una ‘Schola esoterica’ per l’esattezza, chiamata ‘Ordo Rosae Rubeae et Aureae Crucis’ (RR et AC), dediti alla ‘Magia nera’ e ai ‘Delitti rituali’?

In considerazione di ciò dobbiamo primariamente stare attenti ad ogni singolo dettaglio, del resto è dai piccoli particolari che tutti noi possiamo dedurre grandi cose.
Ad esempio, oltre a concentrarci su tutti i duplici delitti del Mostro di Firenze, dovremmo investigare meticolosamente anche sulle strane morti che sono successive a quegli orrendi crimini, in cui però, guarda caso, muoiono diversi testimoni della medesima vicenda.
Questo ci fa capire come dietro a tutto questo vi siano in gioco strane forze, oltre che determinati poteri forti, un cosiddetto ‘secondo livello’ che, come vedremo, oltre all’organizzazione internazionale denominata Rosa Rossa, risponde ad alcuni organi dello Stato.
Nello specifico a qualche ente deviato e/o pilotato da chi ha interesse nel coprire diverse questioni attinenti al Caso Mostro di Firenze e non solo. E sono proprio questi fattori che rendono la sedicente ‘pista esoterica’ non solo concreta ma anche unica nel suo genere.
(L’autore)
PREFAZIONE di Paolo Franceschetti
INTRODUZIONE AL TESTO
PISTA ESOTERICA E SERVIZI SEGRETI
I DUPLICI DELITTI
UNA CURIOSA AFFERMAZIONE: VIGNA SPARAVA, CALAMANDREI TAGLIAVA
LA LETTERA CON UN LEMBO DI SENO CI INTRODUCE NEL MISTERO
IL MONDO DELL’OCCULTO NELLA VICENDA DEL MOSTRO
IL SECONDO LIVELLO E LA SCHOLA ESOTERICA
LA ROSA DI DANTE COME TAPPA FINALE DEL SUO CAMMINO INIZIATICO
IL SATANISMO E L’ORDINE DELLA ROSA ROSSA E DELLA CROCE D’ORO
UNA SEMPLICE CONSIDERAZIONE SULLA PISTA ESOTERICA
IL SANGUE COME MONETA SPIRITUALE NEGLI OMICIDI RITUALI
BREVE ACCENNO AGLI ANGELI CADUTI E AL RELATIVISMO MASSONICO
IL TRALCIO DI VITE NEL CORPO FEMMINILE DI UNA DELLE VITTIME
LE MORTI COLLATERALI ATTESTANO L’ESISTENZA DI UN SECONDO LIVELLO
IL FAMIGERATO MEDICO DI PERUGIA E LE INQUIETANTI RIVELAZIONI DEL MOSTRO DEL CIRCEO
EPILOGO
SEZIONE IMMAGINI
BIBLIOGRAFIA
Copertina rigida - Pag.393
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