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Dio, Teologia, Misticismo, Filosofia, Gnosi, Esoterismo.

mercoledì 25 dicembre 2013

SRIMAD BHAGAVATAM - PRIMO CANTO: KRISHNA E' LA FONTE DI TUTTI GLI AVATARA




















Presentiamo il terzo capitolo tratto dal Primo Canto del Bhagavata Purana o Srimad Bhagavatam con il commento di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.




Secondo questi scritti Krishna è Dio e Avatari, fonte di tutti gli Avatara.


Michele P.


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Il Bhāgavata Purāna, (sanscrito: भागवतपुराण) conosciuto anche come Śrīmad Bhāgavatam, o semplicemente come Bhāgavatam, è uno dei Purana, testi sacri della tradizione induista.












È considerato dai Vaishnava come l'essenza di tutti i Veda.

Secondo la tradizione e come scritto nello stesso Bhāgavatam, il testo venne redatto dal compilatore dei Veda, Vyasadeva; recitato dal figlio di quest'ultimo, Sukadeva gosvami, sulle rive del Gange, al morente re Parikshit, viene ascoltato da Suta Gosvami, un celebre rishi che, a sua volta, lo ripete ai saggi riuniti in assemblea nella foresta di Naimisha, vicino al fiume Gomati, insieme al Mahabharatha.

Preoccupati dal futuro dell'umanità, i saggi si erano riuniti per compiere dei rituali al fine di ostacolare le influenze della nuova era che proprio allora stava iniziando, il kali yuga.













“Questo Bhagavata Purana, radioso come il sole, e’ sorto
subito dopo la partenza di Sri Krishna per il Suo regno
assoluto, seguito dalla religione e dalla conoscenza. Tutti
coloro la cui visione e’ stata oscurata dalle dense tenebre
dell’era di Kali riceveranno luce da questo Purana.”
(Srimad Bhagavatam 1.3.43)



Per maggiori Info:
https://it.wikipedia.org/wiki/Bh%C4%81gavata_Pur%C4%81%E1%B9%87a

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SRIMAD BHAGAVATAM - PRIMO CANTO, CAPITOLO 3:

KRISHNA E' LA FONTE DI TUTTI GLI AVATARA



VERSO 1


Suta disse:

All’inizio della creazione, il Signore Si manifesto’ dapprima nella forma universale
del Purusa, con tutti gli elementi necessari alla manifestazione materiale. Cosi’, in
origine, furono concepiti, per la creazione dell’universo, i sedici elementi alla base dell’attivita’ materiale.


SPIEGAZIONE














La Bhagavad-gita insegna che il Signore Supremo, Sri Krishna, sostiene gli universi materiali con la manifestazione delle Sue emanazioni plenarie. Questo verso lo conferma menzionando l’avatara Purusa , che Si manifesta per le esigenze della creazione materiale.

Vasudeva, o Sri Krishna, il Signore nella Sua forma primordiale, conosciuto come figlio del re Vasudeva o del re Nanda, possiede pienamente tutte le perfezioni: bellezza, ricchezza, fama, potenza, saggezza e rinuncia. Queste perfezioni sono manifestate in parte nel Brahman impersonale e in parte nel Paramatma.


La forma del Purusa, l’aspetto del Signore Supremo menzionato nel verso, costituisce la prima manifestazione del Paramatma.


Nella creazione materiale vi sono tre forme del Purusa: la prima, quella di cui stiamo parlando, e’ detta Karanodakasayi Visnu; le altre due, di cui parleremo oltre, sono conosciute rispettivamente come Garbhodakasayi Visnu e Ksirodakasayi Visnu.


Gli innumerevoli universi emanano dai pori di Karanodakasayi Visnu, che entra poi in ciascuno di essi nella forma di Garbhodakasayi Visnu.













La Bhagavad-gita insegna inoltre che l’universo materiale e’ creato a intervalli determinati, poi e’ distrutto, quindi nuovamente creato. Queste creazioni e distruzioni successive avvengono per la volonta’ suprema al fine di soddisfare le anime condizionate, o nytya-bhadda.

I nityabhadda, anime eternamente condizionate, hanno un concetto errato del loro se’ individuale.


Questa falsa concezione, detta ahankara, li spinge a ricercare l’appagamento dei sensi senza tener conto della propria natura, che rende impossibile tale soddisfazione.

Il Signore e’ infatti l’unico che gode di ogni piacere; tutti gli altri esseri esistono per soddisfarLo e possono dunque godere del piacere solo in modo subordinato.


Ma l’anima eternamente condizionata e dimentica della sua vera natura desidera ardentemente godere.














Il Signore le offre quindi la possibilita’ di godere della materia nell’universo materiale, dove trova anche l’occasione di prendere nuovamente coscienza della sua vera natura.

Coloro che dopo innumerevoli esistenze nell’universo materiale hanno la fortuna di cogliere la verita’ e si abbandonano ai piedi di loto di Vasudeva, sono degni di raggiungere le anime eternamente liberate per entrare nel regno di Dio.


Queste anime fortunate non dovranno ritornare mai più nella creazione materiale
temporanea.


Ma quelli che non giungono a cogliere la verita’ sulla propria natura eterna vengono riassorbiti nel mahat-tattva durante l’annientamento dell’universo materiale.












E quando giunge il tempo della creazione, essi si manifestano ancora come anime condizionate insieme col mahat-tattva, che racchiude anche tutti gli elementi necessari alla manifestazione materiale.


Il mahat-tattva comprende, oltre alle anime condizionate, sedici elementi di base, cioe’ i cinque elementi materiali grossolani e gli undici sensi, o strumenti d’azione.


Esso forma una specie di nuvola nel cielo chiaro del mondo spirituale, dove lo sfolgorio del Brahman e’ diffuso ovunque e ovunque risplende la luce spirituale. Il mahat-tattva copre una parte dell’infinito mondo spirituale, e questa diventa cio’ che e’ conosciuto come universo materiale.


La parte del mondo spirituale chiamata mahat-tattva e’ solo una minuscola porzione dell’intero mondo spirituale, eppure racchiude innumerevoli universi. Questi universi sono emanati tutti insieme da Karanodakasayi Visnu, detto anche Maha-Visnu, che con un semplice sguardo impregna la natura materiale.




VERSO 2

Un’emanazione plenaria di questo Purusa Si sdraia sulle acque dell’universo e dal
lago ombelicale del Suo corpo spunta un fiore di loto su cui appare Brahma, maestro
di tutti gli architetti dell’universo.



SPIEGAZIONE

Il primo Purusa prende il nome di Karanodakasayi Visnu.

Dai Suoi pori emanano innumerevoli universi in cui Egli penetra nella forma di Garbhodakasayi Visnu.











Questi Si sdraia poi nella meta’ inferiore dell’universo, che e’ piena dell’acqua emanante dal Suo corpo, e dal Suo ombelico spunta un fiore di loto su cui nasce Brahma, padre di tutti gli esseri viventi e maestro di tutti gli esseri celesti, perfetti architetti del piano universale.


Nello stelo di questo loto ci sono quattordici sistemi planetari.

I pianeti terrestri sono situati nel mezzo; al di sopra ci sono i sistemi planetari superiori, dove le condizioni di vita sono migliori e il piu’ elevato e’
Brahmaloka, o Satyaloka; al di sotto ci sono sette sistemi planetari inferiori, dove abitano gli asura e altri esseri materialistici dello stesso genere.


Da Garbhodakasayi Visnu emana un terzo Purusa, Ksirodakasayi Visnu, che e’ il Paramatma, presente in tutti gli esseri viventi.


E’ detto anche Hari, e da Lui hanno origine tutti gli avatara. L’avatara Purusa Si manifesta dunque sotto tre aspetti: Karanodakasayi Visnu, che crea l’insieme degli elementi materiali all’interno del mahat-tattva; Garbhodakasayi Visnu, che entra in ogni universo; e Ksirodakasayi Visnu, il Paramatma presente ovunque, nell’animato e nell’inanimato.


Chi conosce queste tre emanazioni plenarie del Signore conosce il Signore e si libera dalle condizioni dell’esistenza materiale, cioe’ dalla nascita, dalla malattia, dalla vecchiaia e dalla morte, come conferma la Bhagavad-gita.


Questo sloka descrive in breve le attivita’ di Maha-Visnu.

Maha-Visnu, di Sua spontanea volonta’, Si sdraia in una parte del mondo spirituale, l’Oceano Karana, da dove volge il Suo sguardo sulla natura materiale creando d’un colpo il mahat-tattva.












“Elettrizzata” dal potere del Signore, la natura materiale genera subito innumerevoli universi, come un albero che, venuta la stagione, si adorna di innumerevoli frutti maturi.


Il giardiniere pianta il seme, che germogliera’ e diventera’ albero per dare poi i suoi frutti.


Niente accade per caso, tutto ha una causa. Percio’ l’oceano su cui Si adagia Maha-Visnu e’ detto oceano Karana, o Oceano Casuale.














Non si dovrebbe essere cosi’ sciocchi da accettare la teoria atea, secondo cui non c’e’ una causa originale nella creazione. Infatti gli atei, di cui la Bhagavad-gita ci da’ la descrizione, non credono nell’esistenza di un creatore, ma non sanno formulare una teoria valida sull’origine della creazione.

In realta’, la natura materiale (prakriti)non puo’ generare senza l’intervento del Purusa, come l’elemento femminile (prakriti) non puo’ generare senza l’intervento del principio maschile (purusa).

Il purusa feconda e la prakriti da’ nascita.


Nessuno si aspetta di vedere uscire del latte dalle appendici carnose sul collo della capra solo perche’ assomigliano a delle mammelle.

Cosi’, non dovremmo aspettarci qualche potere creatore nell’ambito degli elementi materiali; dobbiamo riconoscere la potenza del Purusa, che impregna la prakriti.


Per il semplice desiderio del Signore di giacere in meditazione, l’energia materiale produce subito innumerevoli universi, in cui Egli penetra e Si sdraia ancora. Cosi’, tutti i pianeti con tutto cio’ che contengono furono creati simultaneamente, per il volere del Signore.


Egli possiede innumerevoli potenze con cui compie tutto secondo la propria volonta’ e con un controllo perfetto, sebbene personalmente non abbia nulla da fare. Nessuno e’ superiore o uguale a Lui.


Questo e’ l’insegnamento dei Veda.



VERSO 3

Tutti i sistemi planetari dell’universo riposano in modo immaginario sull’immenso
corpo del Purusa. Egli, tuttavia, non viene mai a contatto con gli elementi materiali
creati; il Suo corpo esiste eternamente sul piano spirituale per eccellenza.


SPIEGAZIONE


Il concetto di virat-rupa o visva-rupa (forma universale) della Verita’ Suprema e Assoluta e’ destinato in particolare al neofita che trova difficolta’ a concepire la forma trascendentale del Signore Supremo.


Per lui, la forma deve necessariamente essere materiale, qualcosa di questo
mondo.

Percio’, all’inizio, gli si deve dare un’immagine differente dell’Assoluto in persona su cui concentrare la mente: l’immagine della manifestazione delle energie del Signore, cioe’ la forma universale.


Come si e’ visto prima, il Signore manifesta le Sue energie nella forma del mahattattva, che contiene tutti gli elementi materiali. In un certo senso, la forma manifestata delle energie del Signore non e’ differente dal Signore stesso, sebbene il mahat-tattva resti allo stesso tempo distinto dal Signore.


Ma la forma eterna del Signore in persona sono simultaneamente differenti e non differenti. Da questo punto di vista, che gli impersonalisti cercano di sfruttare, il concetto del virat-rupa non differisce dalla forma eterna del Signore.

Ma la forma eterna del Signore esiste ancora prima della creazione del mahat-tattva, e questo verso sottolinea che e’ spirituale per eccellenza e trascende le tre influenze della natura materiale.


La forma trascendentale del Signore si manifesta attraverso la Sua potenza interna,
e tutti gli avatara che emanano da essa possiedono le stesse qualita’ trascendentali; percio’ nessuno di loro viene a contatto col mahat-tattva.



VERSO 4











I devoti del Signore, con i loro occhi perfetti, vedono la forma trascendentale del
Purusa con le sue migliaia di gambe, cosce, braccia e visi, le sue migliaia di orecchi, di occhi e di nasi, tutti meravigliosi, le sue migliaia di teste ornate di altrettante corone e orecchini, e adorne di ghirlande.



SPIEGAZIONE

E’ del tutto impossibile concepire con i nostri sensi ora “materializzati”, il Signore trascendentale.

Dobbiamo correggere i nostri sensi attuali con l’aiuto del servizio di devozione;
soltanto allora il Signore Si manifestera’ a noi.












La Bhagavad-gita conferma che il Signore trascendentale puo’ essere percepito solo attraverso il puro servizio di devozione.


Anche i Veda insegnano che solo il servizio devozionale puo’ condurci al Signore e solo il servizio devozionale puo’ rivelarceLo.

E la Brahma-samhita afferma che il Signore rimane sempre visibile per coloro che hanno gli occhi unti dal balsamo del servizio di devozione.


Dobbiamo dunque informarci sulla forma trascendentale del Signore avvicinando coloro che l’hanno vista con i loro occhi resi perfetti dal balsamo del servizio di devozione.












Anche nel mondo materiale non sempre vediamo la realta’ con i nostri occhi, talvolta la vediamo con l’esperienza altrui. Se il metodo vale sul piano materiale, si applica ancor meglio su quello spirituale.


Solo con la pazienza e la perseveranza possiamo realizzare cio’ che riguarda la Verita’ Assoluta e le Sue differenti forme.

Per il neofita l’Assoluto e’ privo di forma, ma il devoto realizzato Lo conosce cosi’ com’e’, nella Sua forma trascendentale.



VERSO 5

Questa seconda manifestazione del Purusa e’ il seme e la fonte indistruttibile di
miriadi di avatara nell’universo; e dalle differenti emanazioni, plenarie o parziali, di questa forma derivano differenti esseri viventi, come gli esseri celesti, gli uomini e altri ancora.


SPIEGAZIONE












Dopo aver creato innumerevoli universi all’interno del mahat-tattva, il primo Purusa entra in ognuno di essi nella forma di Garbhodakasayi Visnu.


Il secondo Purusa, vedendo nell’universo solo tenebre e vuoto senza neppure un luogo dove riposare, riempie la parte inferiore dell’universo con l’acqua del proprio sudore, e Si adagia su quest’acqua, detta l’Oceano Garbhodaka.

Poi, dal Suo ombelico cresce un fiore di loto sui cui petali appare Brahma,
l’architetto-maestro della creazione universale, il cui mantenimento sara’ assicurato dal Signore stesso, nella forma di Visnu. Brahma e’ generato dal rajo-guna della prakriti, cioe’ dall’influenza materiale della passione; mentre Visnu e’ il maestro della vitru’.


Essendo trascendentale a tutte le influenze della natura materiale, Visnu rimane sempre esente da ogni contaminazione materiale, come abbiamo gia’ spiegato. Poi, da Brahma nasce Rudra, o Siva, dunque, sono tutte manifestazioni di Garbhodakasayi Visnu. Da Brahma discendono anche altri esseri celesti come Daksa, Marici, Manu e numerosi altri, dai quali saranno generati a loro volta tutti gli esseri dell’universo.


Garbhodakasayi Visnu e’ glorificato nei Veda dagli inni del Garbhastuti, che iniziano con la descrizione della Sua forma dalle migliaia di teste, di braccia, di gambe, ecc.


Garbhodakasayi Visnu e’ il Signore dell’universo, e sebbene Egli appaia disteso
resta sempre sul piano trascendentale.


Il VIsnu che e’ l’emanazione plenaria di Garbhodakasayi Visnu costituisce il terzo Purusa e rappresenta l’Anima Suprema di tutti gli esseri viventi dell’universo.

E’ conosciuto col nome di Ksirodakasayi Visnu, Colui che sostiene l’universo. Questi sono i tre aspetti del Purusa originale.


Gli avatara dell’universo provengono generalmente da Ksirodakasayi Visnu. Esistono
innumerevoli avatara e appaiono in diverse ere.


Tra questi predominano Matsya, Kurma, Varaha, Rama, Nrisimha, Vamana e altri, detti lila-avatara per i divertimenti che rivelano.


Ci sono poi le tre manifestazioni degli attributi del Signore –Brahma, Visnu e Siva (o Rudra)- detti anche guna-avatara perche’ incaricati delle differenti influenze della natura materiale.















Visnu e’ il Signore Supremo.


Siva occupa una posizione intermedia, tra il Signore Supremo e gli esseri individuali o jiva.












Siva non e’ un essere comune.

E’ un’emanazione plenaria del Signore, ma essendo in diretto contatto con la natura materiale, non occupa la stessa posizione trascendentale del Signore.


La differenza che li separa e’ paragonabile a quella che esiste tra il latte e lo yogurt: lo yogurt non e’ altro che latte, ma non puo’ sostituirlo.














Brahma appartiene invece alla categoria dei jiva-tattva.

L’essere piu’ virtuoso dell’universo, il piu’ grande devoto del Signore, viene dotato dalla Persona Suprema dei poteri necessari alla creazione e prende il nome di Brahma.


Il suo potere e’ paragonabile a quello che ha il riflesso del sole su una pietra
preziosa.

Se nell’universo non c’e’ un essere sufficientemente qualificato a occupare il posto di Brahma, per necessita’ il Signore stesso diventa Brahma.


Le manifestazioni successive sono i Manu, o manvantara-avatara.


Ci sono quattordici Manu nel corso di un giorno della vita di Brahma -4 miliardi 320 milioni (4 320 000 000) dei nostri anni solari.

Ci sono dunque 420 Manu in un mese di Brahma, cioe’ 5 040 in uno dei suoi anni.

Brahma vive cento anni, quindi nella durata della sua vita si susseguono 504 000 Manu.


Esistono innumerevoli universi, ciascuno diretto da un Brahma, creati e annientati tutti nello spazio di un respiro del Purusa.


Immaginiamo per un momento quanti Manu appaiono nel tempo che copre un solo respiro del Purusa!

I principali Manu del nostro universo sono i seguenti: Yajna come Svayambhuva Manu, Vibhu come Svarocisa Manu, Satyasena come Uttama Manu, Hari come Tamasa Manu, Vaikuntha come Raivata Manu, Ajita come Caksusa Manu, Vamana come Vaivasvata Manu, Sarvabhauma come Savarni Manu, Risabha come Daksa-savarni Manu, Visvaksena come Brahma-savarni Manu, Dharmasetu come Dharmasavarni Manu, Sudhama come Rudra-savarni Manu, Yogesvara come Deva-savarni Manu e Brihadbhanu come Indra-savarni Manu.


Questi sono i nomi di una serie di quattordici Manu, come si susseguono durante un giorno di Brahma.


Ci sono poi gli yuga-avatara, le manifestazioni specifiche per ogni era. Le ere sono: satyayuga, treta-yuga, dvapara-yuga e kali-yuga.


E per ciascuna di queste ere, lo yuga-avatara ha una carnagione differente, rispettivamente bianca, rossa, nera e gialla.












Nello dvapara-yuga, per esempio, apparve Sri Krishna, dalla carnagione nera, e nel kali-yuga, apparve Sri Caitanya Mahaprabhu dalla carnagione gialla.













Tutti gli avatara, o manifestazioni divine, sono menzionati nelle Scritture rivelate.

Un impostore non avrebbe quindi nessuna speranza di farsi passare per una incarnazione di Dio tra le persone che conoscono le Scritture.

Un avatara non rivendica questo titolo per se’, ma sono i grandi saggi ad accettare la Sua divinita’ alla luce delle indicazioni degli sastra.


Le caratteristiche proprie di ogni avatara e la Sua missione particolare sono menzionate nelle Scritture rivelate. Oltre a queste manifestazioni dirette di Dio, esiste un gran numero di avatara direttamente o indirettamente dotati di poteri, e anch’essi menzionati nelle Scritture.

Quando vengono direttamente dotati di poteri sono detti avatara, ma quando i
loro poteri sono indiretti prendono il nome di vibhuti.

I Kumara, Narada, Prithu, Sesa, Ananta sono esempi di avatara dotati direttamente di poteri.


I vibhuti sono chiaramente descritti nel capitolo della Bhagavad-gita intitolato “vibhuti-yoga”.


La fonte unica di tutti questi avatara e’ Garbhodakasayi Visnu.



VERSO 6

All’inizio della creazione, il Signore apparve dapprima nella forma dei quattro
Kumara, figli di Brahma. Fedeli a un voto rigido di celibato, essi intrapresero rigide austerita’ per realizzare la Verita’ Assoluta.



SPIEGAZIONE











L’universo materiale e’ creato, mantenuto e poi annientato a intervalli regolari.

Queste diverse creazioni assumono vari nomi secondo i differenti Brahma che le amministrano, perche’ ognuno di loro e’ il padre di tutti gli esseri nella creazione che li governa. I Kumara, menzionati nel verso, appartengono agli avatara dotati di poteri.


Sono apparsi nella creazione kaumara, e per indicarci la via della realizzazione del Brahman si sottoposero a una disciplina molto severa
accompagnata da una rigida continenza.


Essi praticarono queste austerita’ solo dopo essere diventati brahmana qualificati, mostrando col loro esempio che prima di impegnarsi sulla via della realizzazione del Brahman si devono acquisire le qualita’ del brahmana, che non si possiedono solo per essere nati in una famiglia di brahmana.



VERSO 7

La seconda manifestazione del beneficiario supremo di tutti i sacrifici fu l’avatara-
Cinghiale che, per sollevare la Terra, la sollevo’ dalle regioni piu’ basse dell’universo.



SPIEGAZIONE









Le scritture indicano la particolare missione di ogni avatara. Tutti gli avatara hanno una missione ben precisa, sempre meravigliosa. Nessun essere comune potrebbe compiere tali imprese.


L’avatara-Cinghiale aveva la missione di risollevare la Terra dalle regioni inferiori e malsane di Plutone.















Il cinghiale e’ l’essere piu’ abile a scavare nel fango, e il Signore onnipotente manifesto’ questo potere davanti agli asura, che avevano nascosto la Terra in quei
luoghi impuri.


Nulla e’ impossibile a Dio.

Sebbene Egli abbia assunto la forma di cinghiale, i Suoi devoti continuano ad adorarLo, perche’ rimane sempre trascendentale.



VERSO 8

Il terzo avatara, dotato di poteri e apparso nell’era dei risi, fu Devarsi Narada,
grande saggio tra gli esseri celesti. Egli riuni’ gli insegnamenti dei Veda che
riguardano il servizio di devozione e invitano a compiere azioni libere da
conseguenze materiali.



SPIEGAZIONE


I grande Narada Risi, manifestazione di Dio dotata di poteri, diffonde il servizio di devozione nell’intero universo e tutti i grandi devoti del Signore, sui vari pianeti e nelle diverse specie viventi, sono suoi discepoli.


Tra questi c’e’ anche Srila Vyasadeva, che ha compilato lo Srimad-Bhagavatam.

Narada e’ invece l’autore del Narada-pancaratra, raccolta d’insegnamenti vedici
orientati in particolare verso il servizio di devozione e in grado di guidare i karmi (le persone che agiscono per un fine interessato) alla liberazione dalle catene dell’azione interessata.

Le anime condizionate sono attratte soprattutto dall’azione interessata perche’ vogliono godersi la vita col frutto di un duro lavoro.


Cosi’, l’universo e’ pieno di ogni specie di esseri che agiscono per godere dei frutti delle loro azioni.


L’azione interessata implica ogni sorta di progetti per l’accumulo di beni materiali.

Ma le leggi della natura vogliono che a ogni azione buona o cattiva segua una reazione, una corrispondente conseguenza che incatena il suo autore. Le azioni buone si traducono in prosperita’ materiale, anch’essa relativa.


Ma ogni condizione materiale, di felicita’ o di sofferenza relativa, si conclude solo nell’infelicita’.


I materialisti insensati non sanno assolutamente che via seguire per raggiungere la felicita’ eterna, al di la’ di ogni contaminazione materiale. Sri Narada indica a questi karmi sfortunati il modo di gustare la felicita’ vera. Insegna agli uomini colpiti dalla malattia del materialismo il modo di orientare le
loro attuali occupazioni verso la via del progresso spirituale.


Al paziente che soffre di malattie intestinali per aver ingerito troppi elementi ricchi di latte il medico prescrivera’ del formaggio, cioe’ ancora del latte, ma sotto una forma differente.


La causa del male e il suo rimedio possono dunque essere della stessa natura, ma occorre che il medico sia competente.

E il rimedio che propone Narada, lo prescrive anche la Bhagavad-gita: servire il Signore offrendoGli i frutti del nostro lavoro. Cosi’ potremo raggiungere la via del naiskarmya, della liberazione.




VERSO 9

Il Signore apparve, come quarto avatara, nella forma di Nara e Narayana, i figli
gemelli del re Dharma e della sua consorte. Sotto questa forma Egli intraprese
un’austerita’ severa ed esemplare per controllare i sensi.



SPIEGAZIONE

Come il re Risabha insegno’ ai suoi figli, il tapasya, o sottomissione volontaria a un’austerita’ per raggiungere la realizzazione spirituale, e’ l’unico dovere dell’uomo.


Il Signore stesso, nella forma di Nara e Narayana Risi, vi si sottopose per indicarci la via da seguire. Sri Krishna mostra una grande bonta’ verso le anime perse nell’oblio.


Percio’ discende in persona per dare agli uomini il Suo insegnamento, oppure invia i Suoi figli per rappresentarLo e richiamare a Se’ tutte le anime cadute.


Anche recentemente Egli e’ apparso nella forma di Sri Caitanya con lo stesso scopo: manifestare una speciale misericordia verso le anime cadute di quest’era del
ferro e dell’industria. Si continua ad adorare l’avatara Narayana a Badari-narayana,
sull’Himalaya.



VERSO 10

Il quinto avatara fu Kapila, il piu’ elevato di tutti gli esseri realizzati. Egli espose ad Asuri Brahmana la conoscenza della metafisica e degli elementi della creazione, poiche’ nel corso del tempo questa conoscenza era andata perduta.



SPIEGAZIONE


Esistono in tutto ventiquattro elementi materiali, spiegati uno per uno e con precisione dalla filosofia sankhya, che gli eruditi occidentali hanno generalmente integrato con la metafisica.

Il termine sankhya, in senso etimologico, indica il metodo che spiega chiaramente l’universo con l’analisi degli elementi materiali.

Il primo a esporre la filosofia sankhya fu Kapila, che e’ descritto in questo verso come quinto avatara.



VERSO 11

La sesta manifestazione del Purusa fu il figlio del saggio Atri. Nato dal grembo di
Anasuya in risposta a una sua preghiera, egli spiego’ la scienza trascendentale ad
Alarka, Prahlada e altri [Yadu, Haihaya, ecc.]



SPIEGAZIONE

Il Signore apparve questa volta nella forma di Dattatreya, figlio di Atri Risi e di Anasuya. Il Brahmanda Purana narra la storia dell’avvento di questo avatara in relazione alla storia di sua madre, sposa di esemplare fedelta’.

Questo Testo ci rivela che Anasuya, la sposa di Atri Risi, rivolse la seguente preghiera a Brahma, Visnu e Siva: “Se ho saputo soddisfarvi, miei Signori, e se desiderate che io vi chieda qualche benedizione, fate che possa avervi tutti e tre in un solo figlio.”


Il suo desiderio fu esaudito, e cosi’ apparve Dattatreya, che diffuse la scienza
dell’anima e istrui’ in particolare Alarka, Prahlada, Yadu, Haihaya e altri.




VERSO 12

Il settimo avatara fu Yajna, figlio di Prajapati Ruci e di Akuti, sua sposa. Egli
regno’ durante l’era di Svayambhuva Manu, assistito da esseri celesti come Yama,
Suo figlio, e altri.



SPIEGAZIONE


Le funzioni amministrative degli esseri celesti incaricati di vegliare al mantenimento dell’ordine universale sono affidate a coloro che possiedono le piu’ alte qualita’ devozionali.

Se mancano esseri cosi’ virtuosi, il Signore stesso appare nella forma di Brahma, di Prajapati, di Indra, ecc., Per occuparne i rispettivi posti.


Cosi’, durante l’era di Svayambhuva Manu (l’attuale e’ l’era di Vaivasvata Manu) nessun essere era qualificato a svolgere le funzioni di Indra, il re del pianeta celeste Indraloka.


Il Signore stesso divenne allora Indra e, assistito dai Suoi figli, tra cui Yama, e da altri esseri celesti, diresse gli affari dell’universo sotto il nome di
Yajna.



VERSO 13

L’ottavo avatara fu Risabha Maharaja, figlio del re Nabhi e di Merudevi, sua sposa.
Egli traccio’ il sentiero della perfezione, seguito da tutti coloro che controllano
perfettamente i sensi e sono onorati da ogni ceto sociale.



SPIEGAZIONE

Nella societa’ umana esistono otto divisioni naturali. Quattro sono legate alle occupazioni: il gruppo degli intellettuali, dei dirigenti politici, dei commercianti e agricoltori, e quello degli operai.

Gli altri quattro gruppi riguardano l’evoluzione spirituale: quello degli studenti, dei capifamiglia, di coloro che si sono ritirati dalla vita familiare e sociale, e infine di coloro che hanno abbracciato l’ordine di rinuncia.


Tra questi gruppi, quello dei sannyasa, che vivono nella rinuncia, e’ considerato il piu’ elevato perche’ i suoi membri agiscono, per natura, come maestri spirituali di tutti gli altri gruppi.


Il sannyasa comporta quattro tappe verso la perfezione spirituale, dette rispettivamente kuticaka, bahudaka, parivrajakacarya e infine paramahamsa, che rappresenta il piu’ alto grado di perfezione ed e’ rispettato da tutti gli altri
gruppi della societa’.


Maharaja Risabha, figlio del re Nabhi e di Merudevi, e’ un avatara; egli insegno’ ai suoi figli come seguire la via della perfezione praticando il tapasya, che purifica la nostra esistenza e ci conduce alla felicita’ spirituale, eterna e in continua espansione. Tutti cercano la felicita’, ma nessuno sa dove trovare la felicita’ eterna e infinita.


Gli sciocchi tentano di sostituire a questa felicita’ reale il piacere dei sensi, dimenticando che la felicita’ materiale e’ anche alla portata di cani e porci. Nessun animale, di nessuna specie, e’ privo del piacere dei sensi; al contrario, tutti, compresi gli uomini, possono goderne abbondantemente.


La forma umana, tuttavia, non e’ fatta per una felicita’ cosi’ a buon mercato.

L’uomo e’ destinato alla felicita’ eterna e infinita della realizzazione spirituale.


La realizzazione spirituale si raggiunge col tapasya, cioe’ accettando volontariamente di seguire la via dell’austerita’ e della rinuncia ai piaceri materiali.


Colui che e’ stato educato ad astenersi ad ogni piacere materiale e’ detto dhira, ossia non turbato dai sensi. Solo i dhira possono abbracciare l’ordine di sannyasa e superarne gradualmente le tappe fino a raggiungere il grado di paramahamsa, che e’ rispettato da tutti i gruppi della societa’.


Il re Risabha diffuse dunque questi insegnamenti ed egli stesso, alla fine,
si distacco’ completamente da tutti i bisogni del corpo.

Cio’ e’ molto raro, e non deve essere imitato artificialmente dagli stolti, bensi’ ammirato da tutti.



VERSO 14

O brahmana, il nono avatara, apparso in risposta alla preghiera dei saggi, fu il re
Prithu. Egli coltivo’ la terra per trarne diversi prodotti, rendendo cosi’ l’intero pianeta bello e attraente.


SPIEGAZIONE

Prima dell’avvento di Prithu Maharaja, sulla Terra regnava il caos piu’ completo a causa del cattivo governo e della vita corrotta del re, suo padre. Di fronte al disastro, i saggi e i brahamana, che formano la classe pensante della societa’, non solo pregarono il Signore di scendere sulla Terra, ma spodestarono il re empio.

Il re deve essere virtuoso e provvedere al benessere di tutti i cittadini; se trascura il suo dovere, il gruppo degli intellettuali ha il dovere di detronizzarlo.


I brahmana, pero’, non occupano mai il trono, perche’ hanno doveri ben piu’
importanti da compiere per il bene di tutti. Invece di occupare il trono, i saggi e i brahmana pregarono il Signore di apparire, ed e’ cosi’ che venne Maharaja Prithu.


I veri saggi, o i brahmana qualificati non aspirano mai a posizioni politiche.

Prithu Maharaja rese produttiva la terra, cosi’ che i cittadini furono felici di avere un re tanto buono, e la Terra stessa divenne bella e attraente agli occhi di tutti.



VERSO 15

Quando sopraggiunse l’inondazione totale dopo l’era di Caksusa Manu e il mondo
intero fu completamente sommerso dalle acque, il Signore assunse la forma di un
pesce e protesse Vaivasvata Manu facendolo salire su un vascello.



SPIEGAZIONE

Secondo Sripada Sridhara Svami, il commentatore originale del Bhagavatam, questa
devastazione non sopraggiunge sempre alla fine di ogni era di Manu.

Quella a cui si riferisce il verso si verifico’ solo per mostrarne la meraviglia al fedele Satyavrata.

Ma Sri Jiva Gosvami ha provato in modo definitivo, sulla base di Scritture che hanno autorita’ in materia, come il Visnu-dharmottara, il Markandeya Purana e lo Harivamsa, che si scatena sempre un diluvio alla fine del regno di ogni Manu.


E Srila Visvanatha Cakravarti avvalora le affermazioni di Srila Jiva Gosvami ricorrendo al Bhagatamrita. Comunque, all’epoca indicata nel verso, il Signore
apparve per mostrare un favore speciale al Suo devoto Satyavrata.



VERSO 16

L’undicesima manifestazione del Signore fu l’avatara-Tartaruga. La Sua corazza
servi’ da perno alla collina Mandaracala, che gli esseri celesti e gli esseri demoniaci adoperarono per frullare l’oceano di latte.



SPIEGAZIONE











Un giorno, gli esseri celesti e gli esseri demoniaci dell’universo tentarono di frullare l’oceano di latte per ottenere un nettare che, una volta bevuto, li avesse resi immortali. E per frullarlo usarono la collina Mandaracala, immersa nell’oceano e sostenuta dalla corazza dell’avatara-Tartaruga.



VERSO 17

Il dodicesimo avatara fu Dhanvantari. Il tredicesimo affascino’ gli esseri demoniaci
assumendo l’aspetto di una donna dalla bellezza squisita, che fece bere il nettare agli esseri celesti.




VERSO 18

Il quattordicesimo avatara fu Nrisimha, che squarcio’ con le Sue unghie il possente
corpo dell’ateo Hiraniakasipu, come un carpentiere spezza un fuscello.




VERSO 19

Il quindicesimo avatara fu Vamana, il brahmana nano che Si reco’ sul luogo del
sacrificio preparato da Bali Maharaja. Aveva l’intenzione di riprendere i tre mondi,
tuttavia chiese solo un territorio di tre passi.



SPIEGAZIONE

Il Signore onnipotente puo’, dal nulla, dare a chiunque l’intero universo come regno, ma puo’ anche riprenderSelo, fingendo di voler solo qualche palmo di terra.



VERSO 20

Il sedicesimo avatara fu Bhrigupati. Irritato nel vedere gli ksatriya [il gruppo
amministrativo] in ribellione contro i brahmana [il gruppo intellettuale], li stermino’ tutti in ventuno volte.



SPIEGAZIONE

Gli ksatriya, membri del gruppo che dirige la societa’, dovrebbero governare la Terra sotto la guida dei brahmana, il gruppo degli intellettuali, dei saggi.


Questi ultimi li consigliano in base agli sastra, le Scritture che racchiudono la conoscenza rivelata.

E ogni volta che gli ksatriya trascurano le istruzioni dei saggi ed eruditi brahmana, vengono spodestati e sostituiti con dirigenti migliori.





VERSO 21

Il diciassettesimo avatara fu Sri Vyasadeva, apparso nel grembo di Satyavati,
sposa di Parasara Muni. Vedendo il declino dell’intelligenza degli uomini, suddivise il Veda originale in varie branche e sottobranche.


SPIEGAZIONE











In origine c’era un solo Veda.

Ma Srila Vyasadeva lo divise in quattro parti –il Sama, lo Yajus, il Rik e l’Atharva. Suddivise poi ciascuna di esse in vari rami, come i Purana e il Mahabharata.

I Veda, per il loro linguaggio e contenuto, molto difficilmente sono accessibili
all’uomo comune.

In realta’, soltanto i brahmana realizzati e dotati d’intelligenza notevole
possono comprenderli.


Ma l’eta’ di Kali e’ piena di uomini ignoranti.


Ai giorni nostri neanche i figli dei brahmana sono migliori delle donne e dei sudra. I nati-due-volte, cioe’ i brahmana, gli ksatriya e i vaisya, devono sottoporsi a diversi riti purificatori (samskara), ma sotto l’influenza degradante dell’era attuale, i membri delle famiglie appartenenti ai cosiddetti strati superiori
della societa’ hanno abbandonato questi principi di alta cultura.


Sono detti percio’ dvijabandhu, indicando con questo termine che essi hanno in comune con i nati-due-volte solo i legami di sangue e di affetto, ma si pongono in realta’ allo stesso livello delle donne e dei sudra.


E’ per gli dvija-bandhu, oltre che per le donne e i sudra, tutti di minore intelligenza, che Srila Vyasadeva divise il Veda originale in varie branche e sottobranche.



VERSO 22

Come diciottesimo avatara il Signore apparve nella forma dell’imperatore Rama.

Per compiere alcune imprese in favore degli esseri celesti, Egli mostro’ poteri
sovrumani dominando l’Oceano Indiano e annientando Ravana, re ateo che viveva al
di la’ di queste acque.



SPIEGAZIONE

Il Signore Supremo apparve sulla Terra, tra gli uomini, nella forma di Sri Rama, con lo scopo di compiere un’impresa che avrebbe reso felici gli esseri celesti, maestri dell’ordine cosmico.


Talvolta, grandi demoni e atei come Ravana e Hiranyakasipu guadagnano grande
fama grazie ai successi materiali che ottengono con ricerche scientifiche e diversi altri metodi condotti in uno spirito di sfida verso l’ordine stabilito dal Signore.


Per esempio, i tentativi di raggiungere altri pianeti con mezzi materiali rappresentano una sfida all’ordine stabilito.

Le condizioni di vita differiscono di pianeta in pianeta e le diverse specie umane che li abitano rispondono tutti a un particolare disegno del Signore, menzionato nelle Scritture rivelate.

Ma gonfi d’orgoglio per i loro miseri successi, i materialisti sfidano talvolta l’esistenza stessa di Dio.


Ravana era uno di questi: voleva inviare dei semplici terrestri sui pianeti superiori, regno di Indra, usando mezzi materiali, senza tener conto delle qualificazioni richieste.

Voleva far costruire una scala cosi’ alta che conducesse la gente ai pianeti superiori, per risparmiare loro la fatica di compiere tutte quelle azioni virtuose necessarie per raggiungerli.

E questo era solo uno dei piani che egli aveva elaborato al fine di vincere le leggi di Dio.


Egli sfido’ persino l’autorita’ di Sri Rama, il Signore stesso, quando rapi’ la Sua sposa, Sita.

Ma Rama, rispondendo all’aspettativa degli esseri celesti, accetto’ la sfida di Ravana e puni’ la sua empieta’.













Il racconto delle Sue imprese costituisce il tema del famoso Ramayana.


Sri Rama, o Ramacandra, in qualita’ di Signore Supremo, condusse imprese che nessun uomo potrebbe compiere, neppure il potente Ravana, che aveva raggiunto un grado cosi’ alto di perfezione materiale.


Il Signore fece costruire sull’Oceano Indiano un ponte regale con pietre che galleggiavano sulle onde.


Gli scienziati moderni hanno svolto molte ricerche sull’assenza di gravita’, ma non sono in grado di privare un oggetto del suo peso in condizioni normali.

Tuttavia, poiche’ il Signore crea la gravita’, che fa fluttuare gli immensi pianeti nello spazio, Egli sulla Terra puo’ anche privare le rocce del loro peso, permettendo cosi’ la costruzione di un ponte senza supporti.


Tale e’ la potenza di Dio.



VERSO 23

Come diciannovesimo e ventesimo avatara il Signore apparve sotto l’aspetto di Sri
Balarama e Sri Krishna nella famiglia Vrisni [la dinastia Yadu] e soppresse cosi’ il
fardello del mondo.




SPIEGAZIONE











L’uso specifico del termine bhagavan in questo verso indica che Balarama e Krishna sono le forme originali di Dio.

Questo punto sara’ spiegato ancora in seguito. Come abbiamo detto all’inizio di questo capitolo, Sri Krishna non e’ un’emanazione del Purusa.

Egli e’ il Signore Supremo nella Sua forma originale, e Balarama e’ la Sua prima emanazione plenaria.

Da Baladeva, o Balarama proviene la prima serie di emanazioni plenarie, cioe’ Vasudeva, Sankarsana, Aniruddha e Pradyumna. Sri Krishna e’ Vasudeva, Balarama e’ Sankarsana.



VERSO 24

Poi, all’inizio dell’eta’ di Kali, il Signore apparira’ nella forma di Buddha, il figlio di Anjana, nel distretto di Gaya, al solo scopo di confondere coloro che invidiano i fedeli teisti.



SPIEGAZIONE












Buddha, potente avatara, apparve nel distretto di Gaya (Bihar) come figlio di Anjana. Egli diffuse una sua interpretazione del concetto di non-violenza e rinnego’ perfino i sacrifici di animali autorizzati dai Veda. All’epoca del suo avvento, l’intera umanita’ era caduta nell’ateismo e mostrava un desiderio smodato per il consumo di carne animale.

Col pretesto di compiere sacrifici vedici, ogni casa si era praticamente trasformata in un mattatoio, dove si dava via libera all’uccisione di animali.


Mosso da pieta’ per le povere bestie, Buddha inizio’ a predicare la non-violenza.


Predico’ di non prestar fede alla norma vedica e insistette sui nefasti effetti psicologici a cui si va incontro abbattendo gli animali.


Gli uomini del kali-yuga, poco intelligenti e privi di fede in Dio, aderirono allora ai suoi principi e intrapresero cosi’ la via della disciplina morale e della non-violenza, le due tappe preliminari a ogni progresso nella realizzazione di Dio.


Egli inganno’ in questo modo gli atei, che si rifiutavano di credere in Dio,
ma avevano una fede assoluta in lui, il quale non era altri che una manifestazione di Dio.


I miscredenti cedettero dunque in Dio nella forma di Buddha.

Questa fu la sua misericordia: egli fece in modo che gli infedeli credessero in lui.


Prima dell’avvento di Buddha predominava l’uso di abbattere gli animali col pretesto di compiere sacrifici vedici.

Quando si avvicinano i Veda senza la guida della successione di maestri spirituali autentici, e’ facile lasciarsi confondere dal linguaggio fiorito di questo
immenso sapere.



La Bhagavad-gita sostiene che questi lettori cosi’ sfortunati vengono inevitabilmente deviati perche’ non ricevono la conoscenza dei Veda dalle fonti spirituali autentiche della successione dei maestri.

In realta’, essi non sanno vedere al di la’ dei sacrifici rituali, percio’ la Bhagavad-gita afferma che la loro conoscenza non va’ in profondita’.













Secondo la Bhagavad-gita (15.15) tutta la conoscenza contenuta nei Veda e’ destinata a elevarci gradualmente fino al Signore Supremo (vedais ca sarvair aham eva vedyah).

Tutti i Testi vedici mirano alla conoscenza del Signore Supremo, dell’anima individuale, dell’ordine universale e della relazione tra questi diversi elementi.


Una volta conosciuta questa relazione si comincia ad agire di conseguenza e come risultato si ottiene molto facilmente il fine dell’esistenza, il ritorno a Dio.


Sfortunatamente, chi possiede una falsa erudizione sui Veda si lascia affascinare solo dai riti purificatori e il suo progresso spirituale viene ostacolato.



Buddha venne per condurre verso il teismo tutti questi empi, deviati dall’ateismo. Percio’ egli volle dapprima mettere fine al vizio di massacrare le bestie. Coloro che uccidono gli animali rappresentano infatti elementi pericolosi sulla via del ritorno a Dio.

Ci sono due categorie di persone che uccidono gli animali: quelli che massacrano le bestie propriamente dette, e quelle che hanno perduto la propria identita’ spirituale, perche’ talvolta l’anima e’ anche detta “l’animale”, o l’essere vivente.


Maharaja Pariksit affermava che l’assassino di animali e’ l’unico che non puo’ gustare il messaggio trascendentale del Signore Supremo.

Percio’, se gli uomini vogliono incamminarsi sul sentiero del ritorno a Dio, devono innanzi tutto mettere fine a ogni uccisione di animali, sotto l’una o l’altra delle due forme.

E’ assurdo credere che l’uccisione di animali non freni la realizzazione spirituale.

Con l’eta’ di Kali e’ sorto un gran numero di pretesi sannyasi che diffondono quest’idea pericolosa e incoraggiano, col pretesto della legge vedica, l’abbattimento degli animali.


La questione e’ gia’ stata discussa durante una conversazione tra Sri Caitanya e Maulana Chand Kadi Saheb: i sacrifici di animali raccomandati dai Veda non hanno niente a che vedere col massacro di bestie innocenti nei mattatoi.


Ma gli asura, falsi eruditi dei Veda, insistevano con accanimento su quet’aspetto dei sacrifici animali, percio’ Buddha dovette fingere di rinnegare l’autorita’ dei Testi sacri.


Egli agi’ cosi’ per strappare gli uomini al vizio di uccidere gli animali e per proteggere le povere bestie dal massacro che riservavano loro i “fratelli maggiori”, che solo a parole si dicono desiderosi di fraternita’, pace, giustizia e uguaglianza universale.


Non c’e’ giustizia quando permettiamo l’uccisione di bestie innocenti.


Buddha volle dunque porre un termine definitivo a tutta questa carneficina, e il suo
culto dell’ahimsa fu diffuso a questo scopo non solo in India ma anche fuori dal continente.


Si puo’ dire, da un punto di vista specifico, che la filosofia di Buddha sia una forma di ateismo, perche’ non riconosce il Signore Supremo e rinnega l’autorita’ dei Veda.

Ma non si tratta che di una strategia usata dal Signore.


Buddha, come manifestazione di Dio, e’ l’autore originale della conoscenza vedica.


Egli non puo’ quindi rifiutare questa conoscenza.

Se finge di farlo e’ solo
perche’ i sura-dvisa, i demoni che invidiano sempre i devoti del Signore, tentavano di giustificare l’abbattimento della mucca o degli animali in generale appellandosi ai Testi vedici (come fanno ancora alcuni sannyasi “alla moda”).

E’ per questa ragione soltanto che Buddha rifiuto’ l’autorita’ delle Scritture vediche.


Il suo comportamento e’ pura strategia e non poteva essere diversamente, altrimenti non sarebbe stato riconosciuto come l’avatara annunciato dalle Scritture stesse.


E il potente Jayadeva, un acarya vaisnava, non l’avrebbe glorificato nei suoi
inni sublimi.


Buddha riprese l’insegnamento dei principi basilari dei Veda secondo le esigenze del tempo (come fara’ piu’ tardi anche Sankaracarya) al fine di ristabilire l’autorita’ dei Veda.


Sia l’avatara Buddha che Sankaracarya spianarono nuovamente la via al teismo, e gli acarya vaisnava che vennero in seguito, specialmente Sri Caitanya Mahaprabhu, che era il Signore stesso, diressero gli uomini su questa via, guidandoli a realizzare Dio e ritornare a Lui.


Noi consideriamo positivo l’interesse della gente per il movimento non violento di Buddha, ma sara’ preso cosi’ seriamente da far chiudere tutti i mattatoi? Altrimenti, che senso ha il culto dell’ahimsa?


Lo Srimad-Bhagavatam fu compilato proprio prima dell’inizio del kali-yuga, circa 5000 anni fa, mentre Buddha apparve circa 2 600 anni fa.


Lo Srimad-Bhagavatam aveva dunque predetto la venuta di Buddha.


Cio’ dimostra il valore di questo Testo, ricco anche di numerose altre profezie che si vanno realizzando tutte, una dopo l’altra.


Cio’ contribuisce a convalidare il carattere assoluto dello Srimad-Bhagavatam, dove non c’e’ traccia di errore, d’illusione, d’inganno o imperfezione, che sono le quattro debolezze proprie di ogni anima condizionata.


Le anime liberate si trovano al di la’ di queste imperfezioni e possono cosi’
vedere e predire avvenimenti futuri, anche molto lontani.



VERSO 25

E alla congiunzione delle due ere, quando quasi tutti i governi della Terra saranno
diventati dei predoni, il Signore dell’universo apparira’ come Kalki, il figlio di Visnu Yasa.



SPIEGAZIONE














Questa e’ un’altra predizione: quella dell’avvento di Kalki, un avatara che deve apparire alla congiunzione di due cicli, nel momento in cui finisce il kali-yuga e inizia un nuovo satya-yuga.

I quattro yuga –Satya, Treta, Dvapara e Kali- si succedono infatti come i mesi dell’anno.

L’eta’ di Kali, in cui viviamo attualmente, dura 432 000, di cui solo 5 000 sono gia’ trascorsi perche’ quest’era inizio’ dopo la battaglia di Kuruksetra, alla fine del regno di Maharaja Pariksit.


Restano dunque da trascorrere ancora 427 000 mila anni.

Passato questo tempo, verra’ L’avatara Kalki, come ha profetizzato lo Srimad-Bhagavatam, che menziona anche il nome di suo padre, Visnu Yasa, brahmana erudito, e il nome del suo villaggio, Sambhala.

Queste predizioni, si avvereranno in ordine cronologico, una dopo l’altra.


Tale e’ l’autorita’ dello Srimad-Bhagavatam.




VERSO 26

O brahmana, le innumerevoli manifestazioni del Signore, oceano di virtu’, sono
come infiniti ruscelli che scorrono da sorgenti inesauribili.



SPIEGAZIONE












L’elenco delle manifestazioni divine riportato qui e’ incompleto e da’ solo un breve accenno degli avatara.

In realta’ ne esistono molto altri, come Sri Hayagriva, Hari, Hamsa, Prisnigarbha, Vibhu, Satyasena, Vaikuntha, Sarvabhauma, Visvaksena, Dharmasetu, Sudhama, Yogesvara, Brihadbhanu e altri, apparsi nel corso di ere passate.


Nelle sue preghiere al Signore, Sri Prahlada Maharaja dice: “Tu appari, o mio Signore, in tante forme quante sono le specie viventi, tra gli esseri acquatici, i vegetali, i rettali, gli uccelli, i mammiferi, gli uomini, gli esseri celesti, ecc., per proteggere i fedeli e annientare i miscredenti.


Appari secondo le esigenze di ogni yuga; cosi’, nell’eta’ di Kali Tu assumi l’aspetto di un devoto.”

Si tratta naturalmente di Sri Caitanya Mahaprabhu. Numerosi altri passi dello Srimad-Bhagavatam e di altre Scritture menzionano esplicitamente questo avatara.


La Brahma-samhita afferma anche, in modo indiretto, che sebbene il Signore discenda piu’ volte in forme diverse –Rama, Nrisimha, Varaha, Matsya, Kurma, ecc.- Si manifesta talvolta nella Sua forma originale, come Sri Krishna, o Sri Caitanya Mahaprabhu.


Non deve allora essere considerato un avatara come gli altri, bensi’ la fonte di tutti gli avatara, come spieghera’ lo sloka seguente.


Il Signore e’ dunque la fonte inesauribile di innumerevoli avatara. Le Scritture non li menzionano tutti individualmente, ma sono riconosciuti per le straordinarie imprese di cui nessun altro sarebbe capace.


Questo e’ generalmente il modo per riconoscere un avatara direttamente o indirettamente dotato di poteri.


La maggior parte degli avatara menzionati prima, come Matsya, per esempio, sono emanazioni plenarie; alcuni, tuttavia, sono provvisti dal Signore di poteri specifici, come i Kumara, dotati della conoscenza trascendentale, o Sri Narada, elevato a maestro del servizio di devozione, o ancora Prithu Maharaja, munito di
poteri esecutivi.


Cosi’, le innumerevoli manifestazioni del Signore appaiono continuamente e senza fine in tutti gli universi come il flusso ininterrotto di una cascata.


gli altri, bensi’ la fonte di tutti gli avatara, come spieghera’ lo sloka seguente.



VERSO 27

Tutti i risi, Manu, esseri celesti e discendenti di Manu, dotati di notevole potenza, e i Prajapati, sono tutti emanazioni plenarie o emanazioni di emanazioni plenarie del
Signore.



SPIEGAZIONE

Gli avatara dotati di poteri relativamente minori sono detti vibhuti, mentre quelli dotati di poteri relativamente maggiori sono detti avesa.



VERSO 28

Tutti questi avatara sono emanazioni plenarie del Signore o emanazioni di queste
emanazioni plenarie. Ma Sri Krishna e’ Dio, il Signore Supremo nella Sua forma
primordiale.

Ogni volta che in qualche luogo dell’universo gli atei seminano la discordia, il Signore appare per proteggere i Suoi devoti.



SPIEGAZIONE













Questo verso distingue in modo particolare Sri Krishna, il Signore Supremo, da tutti gli altri avatara.

Egli e’ incluso tra gli avatara solo perche’, nella Sua infinita misericordia, discende dal Suo regno spirituale ( il termine avatara significa letteralmente “colui che discende”).

Tutti gli avatara, compreso il Signore nella Sua forma primordiale, discendono sui diversi pianeti dell’universo e nelle varie specie viventi per compiere missioni ben precise.


Il Signore viene talvolta in persona, altre volte delega le Sue emanazioni plenarie o le emanazioni di queste o anche le Sue emanazioni parziali, direttamente o indirettamente dotate da Lui di poteri.


Per Sua natura, il Signore possiede tutte le perfezioni –bellezza, ricchezza, fama, potenza, saggezza e rinuncia- e se le Sue emanazioni plenarie o le emanazioni di queste mostrano solo una parte di queste perfezioni quando appaiono, e’ perche’ vengono a soddisfare soltanto le esigenze delle loro rispettive missioni.


Una lampadina accesa in una stanza non rivela tutto il potere della centrale elettrica, che puo’ simultaneamente alimentare grandi complessi industriali.


Cosi’, i diversi avatara manifestano i poteri del Signore solo in proporzione alle
esigenze dettate dalle circostanze.


L’avatara Parasurama, per esempio, mostro’ un’incomparabile potenza distruggendo in
ventuno riprese gli ksatriya ribelli, e Sri Nrisimha vincendo il potentissimo ateo Hiranyakasipu.

Quest’ultimo era cosi’ potente che al minimo corrugarsi dalle sue sopracciglia gli esseri celesti sugli altri pianeti tremavano.


Gli esseri celesti godono di un tenore di vita di gran lunga superiore a quello umano per longevita’, bellezza e ricchezza; tuttavia temevano Hiranyakasipu.

Immaginiamo solo la sua potenza materiale! Nonostante tutto fu dilaniato dalle unghie dell’avatara Nrisimha. Questo episodio dimostra chiaramente che nessuno, per quanto
potente sia dal punto di vista materiale, puo’ opporre resistenza alle potenti unghie del Signore.



Similmente, Jamadagnya, o Parasurama, manifesto’ la potenza incomparabile del
Signore uccidendo i re demoniaci, tutti fortemente radicati nei loro rispettivi reami.


Narada (avatara direttamente dotato di poteri), Varaha (emanazione plenaria del Signore) e Buddha (avatara direttamente dotato di poteri) infusero la fede nella gente.


Rama e Dhanvantari mostrarono la fama del Signore; Balarama, Mohini e Vamana rivelarono la Sua bellezza.


Dattatreya, Matsya, i Kumara e Kapila manifestarono la Sua conoscenza trascendentale, e Nara Narayana Risi mostrarono la Sua rinuncia.


Ogni avatara rivelo’ cosi’, per via diretta o indiretta, alcuni aspetti del Signore, ma Sri Krishna, il Signore stesso nella Sua forma primordiale, manifesto’ tutte le perfezioni di Dio, provando cosi’ di essere la sorgente di tutti gli altri avatara.











Il Suo aspetto piu’ meraviglioso lo rivelo’ manifestando la Sua potenza interna
attraverso i Suoi divertimenti con le gopi.



Questi divertimenti, che possono sembrare semplici giochi erotici, costituiscono in realta’ altrettante espressioni sublimi dell’essere, della conoscenza e della felicita’ trascendentali.

Bisogna stare bene attenti a non interpretarli male.


Lo Srimad-Bhagavatam descrive questi divertimenti trascendentali nel decimo Canto, e per dare al lettore la possibilita’ di elevarsi fino al piano in cui potra’ comprendere la natura trascendentale dei divertimenti di Krishna con le gopi, lo guida progressivamente attraverso i primi nove Canti.


Gli insegnamenti di Srila Jiva Gosvami, basati su fonti autorizzate, lo confermano: Sri Krishna e’ veramente la fonte di tutti gli altri avatara; Egli non ha alcuna origine.

Tutte le caratteristiche della Verita’ Assoluta sono pienamente presenti nella Persona di Sri Krishna.


Nella Bhagavad-gita Egli dichiara in modo enfatico che nessuna verita’ Gli e’ superiore o uguale.

E questo verso usa il termine svayam proprio per indicare che Sri Krishna non ha altra origine che Se’ stesso.












Sebbene anche gli altri avatara siano designati talvolta col termine
bhagavan, grazie ai loro poteri specifici, essi non vengono mai identificati col Signore Supremo e originale.

In questo verso il termine svayam sottolinea la supremazia assoluta di Sri Krishna
come summum bonum.


Questo summum bonum, Krishna, e’ l’Esistenza Unica, che Si e’ moltiplicata in innumerevoli emanazioni e manifestazioni plenarie, parziali o distinte, come gli svayam-rupa, gli svayamprakasa, i tad-ekatma, i prabhava, i vaibhava, i vilasa, gli avatara, gli avesa e i jiva, tutti provvisti d’innumerevoli energie adeguate alle loro rispettive personalita’.


I saggi e gli eruditi in materia spirituale hanno attentamente analizzato il summum bonum, Sri Krishna, e trovato in Lui sessantaquattro attributi principali.


Le diverse emanazioni o categorie del Signore possiedono solo una parte di questi attributi, che Sri Krishna possiede pienamente.

Tutte le Sue emanazioni personali, come gli svayam-rupa, gli svayam-prakasa, i tad-ekatma, che appartengono alla categoria dei Visnu-tattva, e cosi’ via fino agli avatara, possiedono fino al novantatre’ per cento dei Suoi attributi.










Siva, che non e’ un avatara ne’ un avesa, ma si situa in una posizione intermedia, possiede circa l’ottantaquattro per cento dei Suoi attributi.

I jiva, gli esseri individuali che si evolvono a diversi livelli, possiedono fino al sessantotto per cento dei Suoi attributi.

Nello stadio condizionato dell’esistenza l’essere vivente possiede soltanto una
minuscola parte di questa percentuale, secondo il rispettivo grado di virtu’.


Il piu’ perfetto di tutti gli esseri di questo mondo e’ Brahma, governatore supremo di ogni universo.

Egli possiede pienamente il sessantotto per cento degli attributi del Signore.













Gli altri esseri celesti possiedono questi attributi in quantita’ minore, e gli uomini ne posseggono solo una minima parte.

La perfezione consiste, per l’uomo, nello sviluppare perfettamente il sessantotto per cento di questi attributi; mai egli potra’ raggiungere il livello di Siva, di Visnu o di Krishna, qualunque sia il suo grado di perfezione. Ma col tempo potra’ diventare un Brahma.

Gli esseri puri, che abitano i pianeti del mondo spirituale, detto Hari-dhama o Mahesa-dhama, sono tutti eterni compagni del Signore. Il regno di Sri Krishna, situato al di la’ di ogni altro pianeta spirituale e’ detto Krishnaloka o Goloka Vrindavana.


La’ potranno entrare, dopo aver lasciato il corpo materiale, gli esseri perfetti, che hanno pienamente sviluppato il settantotto per cento degli attributi del Signore.




VERSO 29

Chiunque canti, mattina e sera, con attenzione e in uno spirito devozionale le
misteriose apparizioni del Signore si libera da tutti i mali dell’esistenza.



SPIEGAZIONE

Nella Bhagavad-gita il Signore ha dichiarato che chiunque conosca il carattere
trascendentale del Suo avvento e delle Sue attivita’ tornera’ a Lui, nel Suo regno, dopo aver lasciato il corpo materiale.


Cosi’, comprendere veramente il mistero delle apparizioni del Signore in questo mondo e’ sufficiente a liberarci dalla schiavitu’ materiale.


Il Suo avvento e le Sue attivita’, che Egli manifesta per il bene di tutti, non possono dunque essere comuni.

Il loro carattere e’ misterioso ed e’ svelato soltanto a coloro che s’impegnano a esaminare l’argomento in profondita’, con una devozione tutta spirituale. E’ cosi’ che ci si libera dalla schiavitu’ della materia. Si consiglia dunque di recitare sinceramente e con devozione questo capitolo dello Srimad-Bhagavatam che descrive l’apparizione del Signore in varie forme di avatara, perche’ in questo modo si puo’ cogliere la natura dell’avvento e delle attivita’ del Signore.


Il termine vimukti, o liberazione, indica che l’avvento e le attivita’ del Signore sono trascendentali; altrimenti non si potrebbe ottenere la liberazione semplicemente recitandoli.

Essi sono misteriosi, e coloro che non seguono i principi regolatori del servizio di devozione non possono concepirne il mistero.




VERSO 30

Il concetto della forma universale del Signore, cosi’ come appare in questo mondo,
e’ immaginario; esso ha solo lo scopo di permettere agli spiritualisti neofiti, o
d’intelligenza inferiore, di abituarsi all’idea che il Signore possiede una forma. Ma, in realta’, il Signore non ha forma materiale.



SPIEGAZIONE

Questa forma immaginaria del Signore, detta visva-rupa o virat-rupa, non compare tra i diversi avatara perche’ e’ materiale, mentre gli avatara descritti prima sono tutti
trascendentali, cioe’ i loro corpi non sono toccati dalla materia.

A differenza delle anime condizionate, in loro non c’e’ alcuna differenza tra anima e corpo.


La virat-rupa, o forma universale, descritta nel secondo Canto, fu concepita quindi solo per i neofiti.

Nella virat-rupa i diversi sistemi planetari sono paragonati alle diverse parti del corpo del Signore, ma queste descrizioni sono dirette solo ai neofiti, incapaci di concepire qualcosa al di la’ della materia.


L’immagine materiale del Signore non e’ inclusa tra le Sue forme reali. Nella Sua forma di Paramatma, di anima Suprema, il Signore vive in ogni oggetto materiale, nell’atomo stesso, ma la Sua forma materiale esterna nasce dalla pura immaginazione. Questo vale anche per gli esseri individuali, le cui forme attuali sono anch’esse illusorie.


In conclusione, il concetto di un corpo materiale del Signore, come nella forma virat e’ immaginario.

Il Signore e gli esseri individuali sono tutti spirituali e la loro forma originale e’ anch’essa spirituale.




VERSO 31

Poiche’ vedono nuvole nel cielo e polvere nell’aria, gli esseri di poca intelligenza
credono che il cielo sia nuvoloso e l’aria impura. Similmente, essi attribuiscono una
forma materiale all’anima spirituale.





SPIEGAZIONE

Questo verso conferma ancora una volta che i nostri sensi materiali non possono
permetterci di vedere il Signore, che e’ completamente spirituale. Essi non ci consentono neppure di percepire la scintilla spirituale situata nel corpo materiale di ogni essere.

Siamo in grado di osservare l’involucro carnale o la mente sottile, ma nessuno puo’ percepire l’anima.


Dobbiamo quindi accettare l’esistenza dell’anima attraverso l’esistenza del corpo grossolano.

Cosi’, quelli che desiderano vedere il Signore con l’aiuto dei loro sensi materiali possono meditare sul Suo aspetto esterno, gigantesco, chiamato virat-rupa.

Quando una persona esce con la sua automobile, talvolta identifichiamo la persona con
l’automobile.

Per esempio, e’ difficile avvicinare e vedere direttamente il Presidente, ma
quando si sposta con la sua vettura, riusciamo facilmente a distinguere il veicolo e
identificandolo col suo occupante pensiamo subito: “Ecco il Presidente.”


Allo stesso modo, noi identifichiamo l’anima col corpo materiale, visibile ai nostri occhi, e il Signore Supremo con la gigantesca manifestazione cosmica.


Cosi’, agli uomini d’intelligenza inferiore che desiderano vedere Dio subito, senza dapprima purificarsi com’e’ necessario, si consiglia di meditare sulla gigantesca manifestazione materiale, paragonata al corpo del Signore, sebbene, in realta’, Egli
Si trovi sia all’interno che all’esterno di ogni cosa.

Per rendere il concetto piu’ chiaro prendiamo l’esempio delle nuvole nel cielo o del colore del cielo.

Le nuvole e il blu del cielo sono ben distinti dal cielo, pero’ noi diciamo che il cielo e’ azzurro o nuvoloso.


Questa e’ una visione superficiale, propria degli uomini comuni.




VERSO 32

Al di la’ di questo concetto grossolano di forma, ne esiste un altro, sottile: il
concetto di una forma indefinita, invisibile, inudibile e non manifestata. Ma la vera
forma dell’essere vivente e’ al di la’ di questa dimensione sottile, altrimenti l’essere non potrebbe nascere ripetutamente.



SPIEGAZIONE

Come alcuni paragonano la gigantesca manifestazione materiale al corpo del Signore, cosi’ altri Gli attribuiscono una forma sottile, che esiste al di la’ dell’udito, della vista o di ogni altra via di manifestazione ed e’ percepibile soltanto con la realizzazione interiore.

Ma questi concetti si applicano solo alle forme grossolane e sottili degli esseri condizionati.


La forma del Signore Supremo, infatti, e’ completamente spirituale, e l’anima possiede una forma della stessa natura, al di la’ dell’identita’ fisica e psichica che la riveste nello stato condizionato.


Il corpo grossolano e le funzioni psichiche interrompono del tutto le loro attivita’ non appena l’essere lascia l’involucro carnale visibile. In realta’, diciamo che un essere vivente “se n’e’ andato” quando non possiamo piu’ vedere la sua azione nel corpo.


Finche’ l’anima si trovava nel corpo si poteva sempre percepire la presenza, anche durante il sonno quando il corpo e’ inattivo ma si muove per respirare. Cosi’, quando l’anima eterna lascia il corpo, e questo muore, l’anima non finisce di esistere; altrimenti come potrebbe nascere ripetutamente?


In conclusione, il Signore esiste eternamente nella Sua forma trascendentale che non e’ grossolana ne’ sottile come le forme di cui e’ rivestito l’essere individuale; la forma del Signore non deve mai essere paragonata alla forma grossolana e sottile dell’essere vivente.


Tutti questi concetti del corpo di Dio sono immaginari.


Anche l’essere individuale possiede una forma spirituale eterna, che entra nello stato condizionato solo a causa della contaminazione materiale.



VERSO 33

Con la realizzazione della sua identita’ spirituale, l’essere diventa consapevole che
il suo corpo grossolano e quello sottile non hanno niente in comune col suo vero se’;
egli allora vede se’ stesso e contemporaneamente vede il Signore.



SPIEGAZIONE











La realizzazione spirituale si distingue dall’illusione materiale perche’ permette di percepire che le forme temporanee e illusorie che l’energia materiale ci impone (il corpo grossolano e il corpo sottile) rappresentano solo involucri superficiali del vero se’.

Questi involucri derivano dall’ignoranza, e mai possono ricoprire il Signore Supremo.


Sapere questo con certezza e’ cio’ che si definisce liberazione, o visione dell’Assoluto.

Raggiungere la liberazione spirituale perfetta implica percio’ la necessita’ di adottare la vita spirituale. Realizzare la propria identita’
spirituale significa diventare indifferenti alle esigenze del corpo grossolano e sottile per impegnarsi nelle attivita’ dell’anima.











Gli stimoli ad agire vengono dall’anima, ma se ignoriamo il nostro vero se’, se non conosciamo la natura spirituale dell’anima, le nostre attivita’ diventano illusorie.

Immerso in questa ignoranza, l’uomo crede di trovare il proprio interesse nella
soddisfazione del corpo grossolano e sottile; cosi’, vita dopo vita, continua ad agire invano e a sprecare le sue energie.


Soltanto quando egli coltiva la conoscenza della sua vera identita’
cominciano le sue attivita’ come anima spirituale. Percio’ colui che agisce in accordo con la natura dell’anima e’ detto jivan-mukta, o anima liberata anche nell’esistenza materiale.


Questo livello perfetto della realizzazione spirituale non si raggiunge con un metodo artificiale, ma prendendo rifugio ai piedi di loto del Signore che trascende sempre la materia.


Il Signore insegna nella Bhagavad-gita che Egli Si trova nel cuore di ogni essere e da Lui soltanto viene la conoscenza, il ricordo e l’oblio.


Quando l’essere desidera trarre piacere dall’energia materiale (cosa puramente illusoria), il Signore lo immerge nelle tenebre dell’oblio, cosi’ l’essere s’inganna scambiando il suo corpo grossolano e sottile col suo vero se’.


Invece, quando l’essere condizionato coltiva la conoscenza trascendentale e prega il Signore di liberarlo dall’oscurita’ dell’oblio, il Signore, nella Sua infinita misericordia, dissipa il velo d’illusione che lo ricopriva e gli rende cosi’ possibile la realizzazione della sua vera identita’.


L’essere ritrova allora la sua condizione naturale, originale ed eterna, e s’impegna nel servizio al Signore, liberandosi cosi’ da ogni condizione materiale.


Tutto questo si compie per volere del Signore, attraverso le Sue potenze esterne, o anche direttamente, attraverso le Sue potenze interne.




VERSO 34

Quando l’energia illusoria si ritira, e l’essere per la grazia del Signore si arricchisce della piena conoscenza, la luce della realizzazione spirituale lo illumina ed egli si stabilisce nella gloria del suo vero se’.



SPIEGAZIONE

Poiche’ il Signore e’ la Trascendenza assoluta, le Sue forme, i Suoi nomi, i Suoi divertimenti, le Sue qualita’, i Suoi compagni e le Sue energie sono uguali a Lui. La Sua energia assoluta, per esempio, agisce secondo la Sua onnipotenza.

Essa e’ una, ma si manifesta in tre differenti modi –come energia interna, esterna e marginale- e il Signore, nella Sua onnipotenza, puo’ compiere tutto cio’ che vuole attraverso una qualsiasi di queste energie.


Solo col Suo volere puo’ trasformare l’energia esterna in energia interna; cosi’, l’energia esterna, che ha il compito d’illudere gli esseri che desiderano essere illusi puo’, per la grazia del Signore, togliere il peso della sua influenza quando l’anima si pente dei suoi errori e intraprende la via dell’austerita’.



Da questo momento, la stessa energia contribuisce alla purificazione dell’essere che progredisce cosi’ sulla via della realizzazione spirituale.


Prendiamo l’esempio dell’energia elettrica, che l’elettricista esperto e’ in grado di trasformare in energia calorifica o frigorifera semplicemente con un contatto.

Similmente, l’energia esterna, che rende l’essere prigioniero del ciclo delle morti e delle rinascite, puo’ trasformarsi in energia interna per volere del
Signore, e guidare l’essere verso la vita eterna.

Quando l’essere riceve la grazia del Signore, ritrova la sua posizione costituzionale e puo’ gioire dell’esistenza spirituale ed eterna.




VERSO 35

Cosi’ i saggi descrivono gli avventi e le attivita’ del Non-nato, del Non-attivo, che
neanche le Scritture vediche permettono di conoscere. Egli e’ il Signore del cuore.



SPIEGAZIONE

Il Signore Supremo e gli esseri individuali sono, per natura, spirituali. Percio’ sono eterni, non soggetti alla nascita o alla morte. Le loro apparizioni e scomparse nel mondo materiale non avvengono pero’ in modo analogo. L’essere individuale, accettando il ciclo delle nascite e delle morti, e’ legato alle leggi della natura materiale, mentre le apparizioni e le scomparse del Signore trascendono la natura materiale.


Esse sono pure dimostrazioni della Sua potenza interna, e sono descritte dai grandi saggi per guidare tutti gli esseri verso la realizzazione spirituale.


La Bhagavad-gita definisce come trascendentali la “nascita” e le attivita’ del Signore in questo mondo. Semplicemente meditando su questi divertimenti si raggiunge la realizzazione del Brahman Supremo e si diventa liberi dalla schiavitu’ materiale.


Le sruti insegnano che il Non-nato prende nascita solo in apparenza. Il Signore non e’ obbligato ad agire, ma essendo onnipotente compie tutto con la piu’ grande facilita’, tanto che ogni cosa sembra avvenire da se’.


In realta’ le apparizioni, le scomparse e le attivita’ del Signore sono
tutti impenetrabili anche alla luce delle Scritture vediche.

Tuttavia il Signore le rivela, mosso a compassione verso gli esseri condizionati. Dobbiamo percio’ trarre continuamente profitto dal racconto di questi divertimenti, perche’ rappresentano la forma piu’ pratica e piu’ dolce di meditazione sul Brahman.




VERSO 36

Il Signore onnipotente, le cui azioni sono sempre esenti da impurita’, e’ il maestro
dei sei sensi e possiede pienamente le sei perfezioni. Egli crea, mantiene e distrugge gli universi manifestati senza esserne contaminato. Si situa in ogni essere e rimane sempre indipendente.




SPIEGAZIONE











La differenza principale tra il Signore Supremo e gli esseri viventi consiste nel fatto che il Signore e’ il creatore e gli esseri viventi sono i creati.

Questo verso Lo definisce amogha-lila, indicando cosi’ che non c’e’ niente di cui lamentarsi nella Sua creazione, e coloro che vi seminano la discordia dovranno essi stessi soffrirne.


Poiche’ possiede pienamente le sei perfezioni –bellezza, ricchezza, potenza, fama, saggezza e rinuncia- il Signore rimane il maestro dei sensi e trascende ogni afflizione materiale.



Egli crea gli universi manifestati per dare agli esseri che subiscono le tre forme di sofferenza proprie dell’esistenza materiale la possibilita’ di tornare a Lui, poi li mantiene e, giunto il momento, li distrugge, senza essere minimamente contaminato da queste azioni.

Egli e’ a contatto con la creazione materiale solo molto superficialmente, come quando si percepisce l’aroma di un oggetto senza venire a contatto con esso. Chi e’ impuro non puo’ dunque avvicinarLo, nonostante tutti gli sforzi.




VERSO 37

Gli uomini di poca conoscenza non possono capire la natura trascendentale delle
forme, dei nomi e delle attivita’ del Signore, che Si muove come un attore sulla
scena; e non possono neppure esprimerla nelle loro ipotesi o nei loro discorsi.



SPIEGAZIONE












Nessuno puo’ descrivere la natura trascendentale della Verita’ Assoluta, percio’ si dice che Essa e’ al di la’ del pensiero e della parola.

Esistono tuttavia degli ignoranti che tentano di capire la Verita’ Assoluta attraverso le loro congetture imperfette e le loro descrizioni errate sulle Sue attivita’.

Le attivita’ del Signore, le Sue apparizioni e scomparse, i Suoi nomi, le Sue
forme, le Sue differenti personalita’ e tutto cio’ che Lo circonda, rimangono impenetrabili all’uomo comune.


Esistono due categorie di materialisti: coloro che cercano di godere dei frutti delle loro azioni e gli empiristi.

I primi ignorano praticamente tutto della Verita’ Assoluta, mentre gli altri, dopo
aver conosciuto la frustrazione che comporta l’azione interessata, si volgono verso la Verita’ Assoluta e tentano di conoscerLa attraverso la speculazione intellettuale.


Ma per gli uni e per gli altri la Verita’ rimane un mistero, come i giochi di un prestigiatore per un bambino.

Incapaci di cogliere la magia dell’Essere Supremo, i non-devoti restano sempre prigionieri dell’ignoranza, per quanto abili siano nell’azione interessata o nella speculazione intellettuale.


Con la loro scarsa conoscenza non possono accedere alle regioni misteriose della
Trascendenza. Gli speculatori mentali sono un po’ piu’ elevati dei materialisti grossolani che agiscono per i frutti delle loro azioni, ma essendo dominati anch’essi dall’illusione, danno per scontato che tutto cio’ che possiede nome, forma e attivita’ e’ solo un prodotto dell’energia materiale.

Per loro, l’Assoluto, l’Essere Spirituale Supremo, dev’essere dunque senza nome,
senza forma e inattivo.

Il tentativo di porre il nome e la forma trascendentali del Signore sullo
stesso piano dei nomi e delle forme materiali rivela bene la loro ignoranza.


Con questa loro scarsa conoscenza non potranno certo capire la natura reale dell’Essere Supremo.


Come insegna la Bhagavad-gita, il Signore e’ sempre in una posizione trascendentale, anche quando discende nel mondo materiale.


Ma gli ignoranti Lo considerano come un grande personaggio storico e restano cosi’ ingannati dall’energia illusoria.




VERSO 38

Solo colui che senza riserve, senza interruzione e in modo propizio serve i piedi di
loto di Sri Krishna –la cui mano brandisce una ruota di carro- puo’ conoscere il
creatore dell’universo in tutta la Sua gloria, potenza e grandezza assoluta.



SPIEGAZIONE












Soltanto i puri devoti, totalmente liberi dalle conseguenze dell’azione interessata e dalla speculazione intellettuale, possono conoscere il nome, la forma e le attivita’ trascendentali del Signore. Essi non si aspettano nulla in cambio del servizio che offrono al Signore.


Lo servono spontaneamente senza riserve e senza interruzione.

In realta’, tutti gli esseri viventi nella creazione servono il Signore direttamente o indirettamente; non si fa eccezione a questa legge divina.


Quelli che Lo servono indirettamente, costretti dall’energia d’illusione, Gli offrono un servizio sfavorevole, mentre coloro che Lo servono direttamente, secondo le istruzioni del Suo amato rappresentante, lo fanno in modo del tutto propizio.


Questi ultimi sono devoti del Signore, e grazie alla Sua misericordia possono penetrare le regioni misteriose della Trascendenza.


Gli speculatori intellettuali, invece, rimangono costantemente nelle tenebre.

La Bhagavad-gita insegna che il Signore guida personalmente il Suo puro devoto sul sentiero della realizzazione spirituale, grazie all’impegno costante con cui il devoto Gli offe il suo servizio di devozione in affetto spontaneo.


Ecco il segreto per entrare nel regno di Dio.


L’azione interessata e la speculazione intellettuale non ci saranno di alcun aiuto.




VERSO 39

In questo mondo e’ soltanto rivolgendo queste domande che si ottengono il
successo e la perfetta conoscenza, perche’ esse suscitano amore estatico e sublime
per il Signore Supremo, proprietario di tutti gli universi, e garantiscono una completa immunita’ della ripetizione infernale delle morti e delle rinascite.



SPIEGAZIONE

Suta Gosvami loda, per il loro valore spirituale, le domande dei saggi guidati da Saunaka. Abbiamo gia’ detto che soltanto i devoti possono conoscere in profondita’ il Signore Supremo; gli altri non conoscono niente di Lui. I devoti possiedono dunque la conoscenza spirituale perfetta.


Il Signore Supremo e’ la parola ultima della Verita’ Assoluta; il Brahmana impersonale e il Paramatma “localizzato” sono in Lui. Chi conosce quindi il Signore Supremo conosce contemporaneamente tutto cio’ che Lo riguarda: la Sua Persona, le Sue emanazioni e le Sue molteplici potenze.


I devoti vengono percio’ glorificati per aver raggiunto il perfetto successo.


Inoltre, i puri devoti del Signore sono completamente protetti dalle terribili sofferenze inflitte dalla ripetizioni di nascite e morti.




VERSO 40

Questo Srimad-Bhagavatam, compilato dall’avatara Vyasadeva, e’ la
manifestazione letteraria di Dio. E’ la fonte inesauribile di buona fortuna, felicita’ e perfezione, e mira al bene ultimo di tutti gli esseri.



SPIEGAZIONE

Sri Caitanya Mahaprabhu ha definito lo Srimad-Bhagavatam l’espressione sonora piu’ pura di tutta la conoscenza vedica. Lo Srimad-Bhagavatam racchiude un antologia di racconti sui grandi devoti, che sono in diretto contatto col Signore Supremo.

E’ la manifestazione letteraria di Sri Krishna, e non differisce quindi da Lui.


Quest’opera deve dunque essere onorata come il Signore stesso perche’ puo’ conferire le benedizioni ultime del Signore a chi la studia con attenzione e pazienza. Come Dio e’ tutta luce, felicita’ e perfezione, cosi’ anche lo Srimad- Bhagavatam.


Questo racconto, se ricevuto dall’intermediario “trasparente” del maestro
spirituale qualificato, ha il potere di illuminarci con tutta la luce sublime della Verita’ Assoluta, il Brahman Supremo, Sri Krishna.


Srila Svarupa Damodara Gosvami, segretario personale di Sri Caitanya, consigliava a tutti i visitatori che avvicinavano il Signore nella citta’ di Puri di studiare il libro bhagavata con l’aiuto della persona bhagavata, cioe’ il maestro spirituale autentico e perfettamente realizzato.

Solo attraverso lui possiamo cogliere il messaggio del libro bhagavata e raggiungere il fine desiderato.


Lo studio dello Srimad-Bhagavatam puo’ infatti conferire tutti i benefici e le
benedizioni sublimi ottenibili solo a contatto personale col Signore, Sri Krishna.




VERSO 41

Sri Vyasadeva lo trasmise a suo figlio, il piu’ rispettato tra gli esseri realizzati,
dopo aver estratto la crema di tutte le Scritture vediche e di tutti i Racconti storici dell’universo.



SPIEGAZIONE

Gli uomini di poco sapere accettano come “storici” solo i fatti che risalgono all’avvento di Buddha, circa 600 anni prima di Cristo.

Secondo loro tutti gli avvenimenti anteriori narrati dalle Scritture sono dei miti.

Niente di piu’ falso. Tutti i racconti che si trovano nei Purana, nel Mahabharata e in altri Scritti simili narrano fatti realmente accaduti, non solo sul nostro pianeta, ma su milioni di altri pianeti dell’universo.

Naturalmente, i racconti relativi alla storia dei pianeti situati al di la’ del nostro sembrano del tutto inverosimili agli occhi di questi ignari.


Essi non sanno che i pianeti sono differenti gli uni dagli altri e la loro storia puo’ anche non coincidere con quella della Terra.


Se si considera la situazione dei diversi pianeti e si tiene conto delle circostanze di tempo e di luogo, i racconti descritti nei Purana non presentano nulla di straordinario o d’immaginario.


Ricordiamoci che la felicita’ per alcuni puo’ significare l’infelicita’ per altri.

Dare ragione agli ignari e rifiutare questi Testi come frutto della fantasia non puo’ essere che dannoso.


Per quale motivo grandi risi come Vyasa avrebbero inserito nelle
loro opere racconti immaginari?



Lo Srimad-Bhagavatam riporta fatti storici scelti dalla storia dei diversi pianeti, percio’ tutti coloro che hanno autorita’ in campo spirituale lo riconoscono come il Maha-Purana, o il grande Purana.


L’importanza di questi racconti consiste nel fatto che sono in relazione con le attivita’del Signore in tempi e luoghi diversi.


Srila Sukadeva Gosvami, il piu’ grande di tutti gli esseri realizzati, accetto’ da suo padre, Vyasadeva, questo Testo come oggetto di studio.


Srila Vyasadeva rappresenta una grande autorita’ in campo spirituale e l’importanza dello Srimad- Bhagavatam era tale che volle trasmetterne il messaggio –paragonabile alla crema che si estrae dal latte- al suo nobile figlio Srila Sukadeva Gosvami.


Le Scritture vediche sono come un oceano riempito col latte della conoscenza, e lo Srimad Bhagavatam, che racchiude la versione autentica, istruttiva e piacevole delle attivita’ del Signore e dei Suoi devoti, e’ l’essenza di questo oceano, come la crema che si estrae dal latte.


Non serve a niente, comunque, ricevere il messaggio di questa conoscenza dagli infedeli, atei o recitatori di professione, che fanno di questa conoscenza un commercio per la massa degli uomini.


Srila Sukadeva Gosvami non pratico’ mai un tale commercio, non penso’ mai di usare
questo messaggio per mantenere la famiglia.

Lo Srimad-Bhagavatam dev’essere ricevuto da un rappresentante di Sukadeva, che avra’ troncato ogni legame con la famiglia e abbracciato l’ordine di rinuncia.


Il latte e’ certamente un alimento sano e nutriente, ma quando e’ toccato dalla lingua di un serpente perde tutte le sue qualita’ e diventa perfino causa di morte. Cosi’, coloro che non aderiscono alla disciplina vaisnava dovrebbero guardarsi bene dal fare un commercio del racconto dello Srimad-Bhagavatam e diventare cosi’ causa di morte spirituale per tutti quelli che li ascoltano. Nella Bhagavad-gita il Signore afferma che l’unico scopo dello studio dei Veda e’ conoscerLo.


Lo Srimad-Bhagavatam e’ Sri Krishna stesso nella forma di conoscenza scritta. Costituisce quindi la crema di tutti i Veda, e poiche’ riunisce tutti i fatti
storici di tutti i tempi in relazione a Sri Krishna, rappresenta anche l’essenza di tutti i Racconti storici.



VERSO 42

Sukadeva Gosvami, figlio di Vyasadeva, trasmise a sua volta lo Srimad
Bhagavatam al grande imperatore Pariksit che, seduto sulle rive del Gange e
circondato da grandi saggi, aspettava, senza mangiare ne’ bere, che giungesse la
morte.



SPIEGAZIONE

Tutti i messaggi spirituali devono essere ricevuti attraverso la successione di maestri spirituali. Questa successione e’ detta parampara.

Ogni altro modo deteriora l’autenticita’ di questo messaggio, che si tratti dello Srimad-Bhagavatam o di un altro Testo vedico.


In origine, Vyasadeva trasmise il suo messaggio spirituale a Sukadeva Gosvami, dal quale lo ricevette piu’ tardi Suta Gosvami. E’ dunque da Suta Gosvami o dal suo rappresentante nella successione di maestri spirituali che dobbiamo riceverlo, e non da un qualsiasi interprete non qualificato.



L’imperatore Pariksit ricevette in anticipo la notizia della sua morte e lascio’ subito la famiglia e il regno per andare a sedersi sulle rive del Gange e digiunare fino alla morte. In omaggio alla sua dignita’ imperiale, tutti i grandi saggi, risi, filosofi e yogi lo raggiunsero nel luogo che aveva scelto.


Gli offrirono suggerimenti sul dovere da compiere in punto di morte e fu infine
deciso che egli avrebbe ascoltato da Sukadeva Gosvami il messaggio di Sri Krishna.


Gli fu narrato cosi’ lo Srimad-Bhagavatam.


Anche Sripada Sankaracarya, che predico’ la filosofia mayavada e sottolineo’ l’aspetto impersonale dell’Assoluto, raccomando’ di prendere rifugio ai piedi di loto di Sri Krishna, perche’ non si ottiene nulla da interminabili discussioni sulla natura dell’Assoluto.


Ammise cosi’, in modo indiretto, che tutte le sue sottili interpretazioni grammaticali del Vedanta-sutra non potevano essere di alcun aiuto a chi si trova in punto di morte. In quell’attimo decisivo si deve cantare il nome di Govinda; questa e’ la raccomandazione di tutti i grandi spiritualisti.


Molto tempo prima, Sukadeva Gosvami aveva insegnato la stessa verita’: si deve ricordare Narayana al momento di lasciare il corpo. Questa e’ l’essenza di tutte le attivita’ spirituali.

Conformandosi a questa verita’, Maharaja Pariksit ascolto’ lo Srimad-Bhagavatam dallo stesso Sukadeva Gosvami, autorita’ in materia.


L’oratore e l’ascoltatore furono cosi’ entrambi liberati, con lo stesso metodo.




VERSO 43

Questo Bhagavata Purana, radioso come il sole, e’ sorto subito dopo la partenza di
Sri Krishna per il Suo regno assoluto, seguito dalla religione e dalla conoscenza. Tutti coloro la cui visione e’ stata oscurata dalle dense tenebre dell’era di Kali riceveranno luce da questo Purana.




SPIEGAZIONE










Sri Krishna possiede un regno (dhama) eterno dove Si diverte eternamente con i Suoi
compagni e con tutto cio’ che eternamente Lo circonda.

Questo regno eterno e’ una manifestazione della Sua energia interna, mentre l’universo materiale costituisce una manifestazione della Sua energia esterna.


Quando Egli discende nell’universo materiale, viene attraverso la Sua potenza interna, detta atma-maya, e con tutto cio’ che Lo circonda.


Il Signore stesso conferma nella Bhagavad-gita che Egli discende in questo mondo tramite la Sua propria potenza, o atma-maya.


La Sua forma, il Suo nome, la Sua fama, il Suo regno e tutto cio’ che Lo circonda non sono dunque creazioni della materia.


Egli discende per richiamare a Se’ le anime cadute e ristabilire i principi della religione, da Lui stesso enunciati.


Oltre a Dio nessuno puo’ stabilire questi principi.

Lui solo, o un essere qualificato a cui Egli ha conferito un potere particolare, puo’ dettare i codici della religione.


La vera religione consiste nel conoscere Dio, la relazione che ci unisce a Lui, i nostri dovere verso di Lui e, infine, il nostro destino dopo aver lasciato il corpo materiale.












Ma le anime condizionate, prigioniere dell’energia materiale, hanno una scarsa conoscenza di questi principi di vita; la maggior parte di loro vive come gli
animali: mangiano, dormono, si accoppiano, hanno paura e si difendono.


Questi esseri degradati, col pretesto della religiosita’, della conoscenza o della salvezza, rincorrono avidamente solo il piacere dei sensi.


E quest’eta’ di Kali, eta’ della discordia, li rende ancora piu’ ciechi.


In fondo, gli uomini della nostra era non sono che animali altamente raffinati, del
tutto ignoranti nelle questioni spirituali e nei principi della religione o dell’esistenza divina.


Sono cosi’ ciechi da essere incapaci di vedere al di la’ delle esigenze del corpo.


Non sanno niente dell’anima spirituale, situata oltre il dominio della mente, dell’intelligenza e del falso ego, ma sono molto fieri dei loro progressi nel campo della conoscenza empirica, della scienza e del benessere materiale.


Poiche’ hanno perso di vista il vero scopo dell’esistenza, si espongono in questa vita a innumerevoli rischi, che li condurranno a rinascere in corpi di cani o
di porci dopo avere lasciato il loro involucro carnale presente.


Sri Krishna, il Signore Supremo, e’ apparso poco prima dell’inizio del kali-yuga ed e’ ritornato nel Suo regno eterno all’inizio di quest’era. Durante la Sua permanenza sulla Terra rivelo’ ogni cosa attraverso le Sue attivita’.


In particolare, enuncio’ la Bhagavad-gita e sradico’ tutti i falsi
principi di spiritualita’. Prima di lasciare questo mondo diede a Vyasadeva, tramite Narada,i poteri necessari alla compilazione dello Srimad-Bhgavatam.


Questi due Testi, la Bhagavad-gita e lo Srimad-Bhagavatam, sono come due fiaccole nella notte del kali-yuga, due fonti di luce per guidare gli uomini ciechi di quest’era.


Se essi desiderano ritornare a vedere la vera luce della vita, devono affidarsi soltanto a questi due Testi; sara’ cosi’ realizzato lo scopo della loro
esistenza.


La Bhagavad-gita e’ un o studio preliminare allo Srimad-Bhagavatam, che
rappresenta il summum bonum della vita, o Sri Krishna in persona.


Dobbiamo quindi riconoscere nello Srimad-Bhagavatam la manifestazione di Sri Krishna in persona, perche’ non sono differenti l’uno dall’altro.



VERSO 44

O dotti brahmana, quando in quel luogo [dove si trovava Maharaja Parisit]
Sukadeva Gosvami narro’ lo Srimad-Bhagavatam, ho potuto, per la sua grazia,
ascoltare con tutta la mia attenzione le parole del grande e potente saggio.

Cerchero’ ora di farvi udire il suo messaggio, cosi’ come l’ho ricevuto e realizzato.



SPIEGAZIONE













Si puo’ certamente percepire la presenza di Sri Krishna nelle pagine dello Srimad-
Bhagavatam, ma si deve riceverne il messaggio da un’anima nobile e realizzata come
Sukadeva Gosvami.


A nulla serve ricevere questo messaggio da un narratore di professione, il cui solo scopo e’ quello di guadagnare qualche soldo per appagare i suoi desideri sessuali.


Nessuno puo’ comprendere lo Srimd-Bhagavatam vivendo a contatto con persone che si
abbandonano ai piaceri sessuali o persone che danno di questo Testo un’interpretazione contaminata da erudizione profana.

Si deve piuttosto ascoltare il Bhagavatam da un rappresentante di Sukadeva Gosvami e da nessun altro, se si desidera vedere Sri Krishna nelle sue pagine.



Questo e’ il segreto per recepirne il messaggio; non c’e’ altra alternativa.


Suta Gosvami e’ l’autentico rappresentante di Sukadeva Gosvami perche’ si cura di presentare il messaggio del Bhagavatam esattamente come l’ha ricevuto dal nobile ed erudito brahmana, che trasmetteva intatto l’insegnamento ricevuto dal suo illustre padre.


Ascoltare non e’ sufficiente; si deve anche prestare al Testo una particolare attenzione per realizzarlo.


Il termine nivistah significa che Suta Gosvami ha assorbito il nettare del Bhagavatam attraverso le orecchie; questo e’ il modo autentico per ricevere il messaggio del Bhagavatam.













Si deve dunque ascoltare con ogni attenzione da una fonte autorizzata, solo cosi’ si potra’ realizzare la presenza di Sri Krishna in ogni pagina.


Questo e’ il segreto.

Nessuno puo’ ascoltare attentamente se non ha la mente pura, e nessuno puo’ avere una mente pura se le sue azioni non sono pure.


Nessuno e’ puro nelle azioni se il suo cibo, il suo riposo, le sue attivita’ sessuali
e i mezzi usati per difendersi non sono puri.

Ma se in un modo o nell’altro si giunge ad ascoltare molto attentamente e da una fonte autentica il messaggio dello Srimad-Bhagavatam, fin dall’inizio si potra’ sicuramente vedere in ogni pagina Sri Krishna in persona.















Cosi’ terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul terzo capitolo del primo Canto dello Srimad-Bhagavatam, intitolato: “Krishna e’ la fonte di tutti gli avatara”.




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Scarica il Pdf del Primo Canto dello Srimad Bhagavatam:
http://www.radiokrishna.com/Srimad_Bhagavatam_Canto_1_(Completo).pdf

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Per maggiori Info. sul Vaishnavismo:
http://lamisticadellanima.blogspot.it/2014/01/krishna-e-il-vaishnavismo.html

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MICHELE P.