mercoledì 29 gennaio 2014

KABBALAH EBRAICA - COSMOGONIA di Michele Perrotta














Secondo la Cabalà Lurianica, chiamata così perché prende il nome dal suo ideatore, Rabbi Ytzhak Luria (1534 – 1572), la Luce divina è discesa nel mondo fisico nel momento in cui l’Altissimo (YHWH) ha avviato il “processo di ritrazione” (Tzimtzum) creando intorno a sé uno spazio vuoto (lo Zohar indica questo spazio vacuo con il termine Tehiru) che a sua volta diede origine al regno fisico o mondo delle forme per mezzo della Luce infinita (Or En Sof) rimasta impressa in quella sede.


In questo modo ebbe origine la prima forma geometrica in assoluto, base stessa del Cosmo: un cerchio perfetto.


Lo spazio svuotato di Luce preservò tuttavia l’impronta del Divino, la Luce originaria (Reshimu).

Tramite un canale, una linea verticale, la Luce esterna penetrò nello spazio vuoto creato manifestandosi in dieci cerchi concentrici. 


Attraverso questa ritrazione/contrazione divina, grazie alla rottura dei “vasi” (Sheviràt hakelìm), espressioni delle Sephiroth dell’Albero della Vita (Etz Haim), la Luce dell’Eterno ha potuto animare la materia dando origine a tutto il creato.


I “vasi” non poterono reggere l’urto e di conseguenza contenere tale Potenza divina emanata dalla Luce primordiale dell’Eterno.


Secondo molti esperti di Kabbalah, nella Cabala lurianica vi sarebbe concentrata tutta la metafisica della mistica ebraica, ovvero quella scienza esoterica che, al di là di ciò che viene esposto dall’ortodossia, tratta, nello specifico, dei principi universali che stanno dietro la creazione del mondo fisico e del mondo incorporeo.


La dottrina fondata da Yitzhak Luria ha infatti rivoluzionato nel XVI secolo tutto il pensiero cabbalistico precedente portando nuovi concetti cosmogonici rendendoli in sintonia con l’aspetto esoterico della Torah.


L’Arì (abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak Luria), oltre ad essere stato il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, fu considerato il più grande cabbalista del tempo e, ancora oggi, tutti i più grandi cabbalisti si rifanno alla sua scuola di pensiero e alla teoria da lui elaborata della rottura dei “vasi” (Sheviràt hakelìm).


Nell’Europa del Medio Evo il concetto di “ricostruzione” dei cosiddetti “vasi”, intesi come livelli di coscienza da edificare nuovamente nell’interiorità dell’uomo era un punto centrale anche dell’Ermetismo.

Attraverso varie pratiche volte all’incanalamento delle energie presenti nel corpo umano, gli alchimisti avrebbero dovuto conquistare uno stadio elevato di consapevolezza che gli avrebbe addirittura permesso di trascendere la materia e con essa tutte le leggi della fisica per mezzo della cosiddetta Opera: la creazione di un nuovo ed immortale corpo sottile, il “Corpo di Luce” (Merkabah/Merkavah).


Queste nozioni, che sono alla base della locuzione benedettina “Ora et Labora” (“Prega e Lavora”), oltre ad essere concetti propri del Cristianesimo esoterico, dell’Ermetismo e dell’Alchimia medievale, erano e sono tutt’oggi ben vive in gran parte della Mistica ebraica.


" In principio Dio creò il cielo e la terra.   [2] Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.   [3] Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu".
(Genesi 1:1-3)


Continua...

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https://www.youcanprint.it/corpo-mente-e-spirito-spiritualismo/krishna-e-la-metafisica-del-divino-amore-9788827843154.html

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Michele P.