venerdì 24 gennaio 2014

TOMMASO DA KEMPIS E "L'IMITAZIONE DI CRISTO"










Tommaso da Kempis (ted. Thomas Hamerken, o Hemerken, von Kempen). - Scrittore ascetico (Kempen, Colonia, 1380 circa - Agnietenberg 1471).

A Deventer, dove studiò (1392-99), subì l'influenza dei Fratelli della vita comune e divenne amico di Florens Radewijns: entrò poi tra i canonici di s. Agostino nel convento di Agnietenberg (presso Zwolle), vi fu ordinato prete (1413) e ne fu cronista e sottopriore.

I suoi scritti (che ebbero larghissima influenza nella spiritualità cristiana) sono una delle più belle testimonianze della devotio moderna: la sua mistica è squisitamente affettiva e si svolge attorno ai temi dell'amore e della grazia come mezzi per attingere l'interiore contatto con Dio.

Molte sue opere nascono dalle esigenze della predicazione e della direzione spirituale (sermoni e lettere, alcune delle quali veri trattati di vita spirituale); altre sono opuscoli ascetici e mistici (soprattutto attorno alla vita e passione di Gesù).

Gli è stata attribuita, certo per l'affinità spirituale dovuta al comune ambiente della devotio moderna, "L'Imitazione di Cristo".


TOMMASO DE KEMPIS E "L'IMITAZIONE DI CRISTO"

Tommaso da Kempis, al secolo Thomas Haemerkken (Kempen, 1380 circa – Zwolle, 25 luglio 1471), è stato un monaco tedesco, noto soprattutto per essere il presunto autore del De imitatione Christi (Imitazione di Cristo).








Tommaso viene detto da Kempis poiché questo era il nome della sua città natale, Kempen in Germania. Egli vi nacque intorno al 1380. Il suo cognome era Hemerken, "piccolo martello".

A partire dal 1395 frequentò le scuole a Deventer, tenute dai Fratelli della Vita Comune.

Egli era un bravo copista, e questo gli permise di mantenersi. Successivamente egli fu ammesso al convento agostiniano di Monte Sant'Agnese, vicino a Zwolle, nell'Arcidiocesi di Utrecht, dove suo fratello Giovanni era entrato prima di lui e vi era stato elevato priore. Tommaso fu ordinato nel 1413 e nello stesso convento fu eletto vice-priore nel 1429.

In quel periodo la chiesa locale attraversò un momento difficile, poiché il vescovo di Utrecht Rudolf van Diepholt non fu riconosciuto dal papa. Tommaso visse una vita tranquilla, spese molto del suo tempo tra esercizi devozionali, composizione e copiatura di testi. Egli copiò almeno quattro volte la Bibbia. Una di queste copie, rilegata in cinque volumi, è conservata a Darmstadt.

Nei suoi scritti, ci sono molte citazioni bibliche, specialmente del Nuovo Testamento. Egli morì nel 1471 presso il suo monastero. Poiché furono trovate schegge sotto le sue unghie, si dedusse che fosse stato accidentalmente sepolto vivo. Per questa ragione, il processo di canonizzazione non progredì.

Si affermò infatti che un santo non avrebbe combattuto la morte, qualora fosse stato prematuramente sepolto. L'11 novembre 1897, un monumento dedicato alla sua memoria fu inaugurato alla chiesa di San Michele, a Zwolle, alla presenza dell'Arcivescovo di Utrecht.

Nel 2006, a seguito della chiusura della chiesa, il suo reliquario è stato spostato nella Basilica della Nostra Signora Assunta in Cielo, che si trova in centro a Zwolle.



DE IMITATIONE CHRISTI


L'Imitazione di Cristo (De Imitatione Christi).

Libro di pietà del cattolicesimo, celeberrimo per la diffusione enorme e per le polemiche destatesi intorno al suo autore. L'opera non sempre ci è data, dai codici e dalle prime stampe, intera e nell'ordine in cui oggi l'abbiamo. Così come ora è, risulta di quattro libri: il primo, di 25 capitoli col titolo Admonitiones ad spiritualem vitam utiles; il secondo, di 12, Admonitiones ag interna trahentes; il terzo, di 49, De interna consolatione; il quarto, di 18, Devota exhortatio ad sacram comunionem.

La dottrina spirituale che vi si espone, tranne rari e vaghi cenni del terzo libro, non rispecchia esperienze mistiche propriamente dette; inoltre, non risente con precisione delle idee o dei sentimenti d'una particolare scuola, sicché si è potuto impunemente collocarne l'origine nella Vercelli del sec. XII, quella Parigi del Gerson, nella Fiandra della devotio moderna, e vi si son potuti scorgere elementi benedettini, francescani, ecc. Per l'assenza di mistica, di peusiero e d'arte personale, inoltre per una certa grazia e immediatezza d'espressione, l'opera è divenuta il più comune e il maggior testo di pietà cristiana. Fra i quattro, il terzo libro senza dubbio è il più fine.

La polemica sopra il suo autore nacque sul principio del sec. XVII. Per l'innanzi il libro, intero o ridotto, girava anonimo o sotto il nome di Tommaso da Kempis (v.) o di Gerson (v.).





Un codice, scoperto ad Arona dal Rossignoli, con il nome d'un abate Giovanni Gessen o Gersen, segnò l'inizio della lotta, che si svolse ininterrottamente e con la partecipazione dei dotti più celebrati.


La storia stessa della polemica (tentata dal Ruland nel Serapeum del 1861) è intricata quanto il soggetto di essa: la letteratura è sconfinata, perché problema a cui tutti credettero poter contribuire. Recentemente è riarsa di nuovo (cfr. Vie Spirituelle, supplemento, settembre 1926; Revue d'ascétique et de mystique, IX [1928], 209).

Tuttavia, le ragioni per il Gersen non son più tenute quasi da nessuno oggi, non conoscendosi altro di lui fuorché "le sillabe del nome". Contro l'attribuzione al cancelliere Gersone, che ha il suffragio di molte stampe, stanno il silenzio assoluto delle fonti biografiche, il fatto che l'Imitazione è opera scritta da monaco a monaci, e infine gl'idiotismi fiamminghi della sintassi, che sarebbero inesplicabili in Gersone, e sono invece naturalissimi in Tommaso da Kempis. Seppure oggi si dubita su Tommaso da Kempis, non si dubita certo in favore né del presunto Gersen né di Gersone.

Ma nemmeno si dubita più troppo: in realtà documenti nuovi e inoppugnabili contro l'origine fiamminga del libro non ne sono ancora venuti, e manoscritti anteriori a Tommaso ancora non se ne conoscono: e i conosciuti sono oltremodo numerosi. La prima edizione pare quella di Augusta 1472; recentissima edizione critica è quella curata da M. J. Pohl, Thomae Hemerken a Kempis Opera omnia, II, De imitatione Christi quae dicitur libri IIII cum caeteris autographi Bruxellensis tractatibus, Friburgo in B., 1904. Le traduzioni sono quasi contemporanee al libro, e in ogni lingua: la prima edizione in italiano è di Venezia 1488. Sull'Imitazione si sono spesso creati sistemi di spiritualità, ma nessuno di essi riuscì qualcosa di più che una felice trovata: cfr., p. es., Heser, Summa Theoloeiae Mysticae ex 4 libris de imitatione Christi, ed. Amort, 1726. Bibl.: A. de Backter, Essai bibliographique sur le livre De Imitatione Christi, Liegi 1864.

Sulla polemica circa l'autore, i libri sono moltissimi. Uomini come il Puyol non fecero quasi altro, nella loro vita; da ricordarsi, in Italia particolarmente, L. Santini, I diritti di Tommaso da Kempis, voll. 2, Roma 1879-80; tuttavia una storia obiettiva e moderna della polemica manca


Fonte Enciclopedia Treccani.


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“…quando verrà per noi il giorno dl Giudizio, non ci sarà domandato che cosa avremo letto, ma che cosa avremo fatto, né con quanta dottrina ed eleganza avremo parlato, ma quanto santamente avremo vissuto.” Tommaso indicò il sentiero stretto del Vangelo nel mettere la propria vita in comunione completa con Dio. Egli comprese il vero potere del Pellicano: solo col proprio sangue, cioè col proprio sacrificio si resuscita e si perpetua la vita Le parole della “Imitazione di Cristo” sono la guida di ogni autentico cristiano: “Chi segue Me non cammina nelle tenebre, dice il Signore. Queste sono parole di Cristo, con le quali Egli ci esorta ad imitare la Sua Vita ed i Suoi Costumi, se vogliamo veramente essere illuminati e liberati da ogni cecità di cuore. Perciò il nostro più ardente desiderio deve essere quello di meditare la vita di Gesù Cristo… Che giova a te, discutere profondamente sulla Trinità, se poi non sei umile, e finisci così col dispiacere alla Trinità? Non i profondi discorsi, ma la vita virtuosa, ci rende santi, giusti e cari a Dio. Perciò io desidero più sentire in me la compunzione che saperne la definizione. E se tu sapessi a mente, lettera per lettera, anche tutta la Bibbia e gli scritti di tutti i filosofi, che vantaggio potresti trarne, senza la carità e la grazia di Dio? Oh, vanità delle vanità! È tutto vanità, fuorché amare Dio, e servire Lui da solo. Ed è questa, dunque, la più alta sapienza: avvicinarsi a Dio disprezzando il mondo.” Nel Libro II, capitoli 11 e 12, viene sottolineato il significato della Croce: “Gesù ha, in questo mondo, molti che amano il Suo Regno celeste, ma pochi pronti a portare la Sua Croce. Ha insomma molti amanti della Sua Consolazione, ma poche della Sua Tribolazione….Non c’è speranza della vita eterna per la nostra anima, senza la Croce. Prendi la tua croce, dunque e segui Gesù:entrerai nella vita eterna. Vedi dunque tutto sta nella Croce…Non c’è altra via che questa…per arrivare alla vita ed alla vera pace dell’anima. Portati dove vuoi, cerca tutto ciò che desideri: non troverai nessuna strada più alta e insieme più sicura di questa della Santa Croce. Disponi e ordina ogni tua cosa secondo la tua volontà ed il tuo gusto; non troverai che da soffrire in tutti i modi, o spontaneamente tuo malgrado: e così ti troverai sempre dinanzi la Croce, perché o avrai qualche dolore fisico o ti tormenterà qualche sofferenza morale. Talvolta subirai 18 l’abbandono di Dio, talvolta dovrai sopportare il tuo prossimo e, peggio ancora, spesso sentirai il peso di te stesso, senza che tu possa a tutto questo trovare un rimedio o una mitigazione o una consolazione... …La Croce, insomma è pronta… Dovunque tu vada, non puoi sfuggirle, perché avrai sempre te stesso con te…… A molti riesce duro il sentirsi chiedere di rinnegare se stessi, prendere la propria croce e seguire Gesù…ma, se tu porti la croce volentieri, essa porterà te e ti condurrà alla meta desiderata….se invece porti la croce controvoglia, ti creerai un peso superiore alle tue forze, che dovrai sostenere lo stesso. Se tu getti via una croce, subito ne troverai un’altra, forse più pesante. Speri infatti di evitare ciò che nessun mortale ha mai potuto evitare?...Ma, se tu tieni gli occhi sempre su te stesso, non potrai mai arrivare a capire tutto ciò…….. Fortunato chi comprende che cosa sia amare Gesù e per Lui disprezzare se stessi... …L’amore della creatura è ingannevole e malsicuro; l’amore di Gesù è fermo e costante. E perciò chi si fa creatura, che ha fine, avrà fine con essa; ma chi abbraccia Gesù, non potrà più essere scosso per tutta la vita. Ama Lui, dunque, e tientelo sempre amico: quando tutti ti abbandoneranno, Lui solo non ti abbandonerà, e sarà lui a salvarti dalla rovina……Se tu guarderai soltanto alle apparenze esteriori, proverai presto la tua delusione: potrà infatti capitarti di cercare nei tuoi simili consolazione o guadagno, e ritrarne invece un danno. Ma se in ogni cosa tu cerchi Gesù, non potrai trovare che Gesù, così come, cercando in ogni cosa te stesso, troverai sempre te stesso, con tuo grande discapito: perché, quando non cerca Gesù, l’uomo è a se stesso più dannoso che tutto il mondo e tutti i nemici messi insieme.”.
(Tratto da L'Imitazione di Cristo)







SI DICE CHE TOMMASO DA KEMPIS FU UN GRANDE INIZIATO DELLA CONFRATERNITA ROSA-CROCE.

LA SUA OPERA "L'IMITAZIONE DI CRISTO" , OLTRE AD ESSERE RIPRESA COME TESTO PER L'EDUCAZIONE PASTORALE DEL CLERO, ERA PER LA CONFRATERNITA DEI ROSA-CROCE UNO DEI TESTI PER ECCELLENZA CHE MIRAVANO AL PERFEZIONAMENTO DELL'INDIVIDUO; CONSIDERATO CAPOLAVORO ASSOLUTO PER L'ASCESI MISTICA E MEDITAZIONE CRISTIANA.


 “Figlio mio, quando riesci ad uscire da te stesso, tanto entri in me. Come il non desiderare niente di esteriore crea la pace interna dell’anima, così il rinunciare nel nostro cuore a noi stessi ci avvicina a Dio. È perciò io voglio insegnrti il perfetto abbandono di te stesso alla mia volontà, senza alcuna opposizione e lamento. Seguimi, io sono la via, la verità, la vita, senza la via non si può viaggiare, senza la verità non si può conoscere,senza la vita non si può vivere… Se vuoi raggiungere la beatitudine dell’altra vita, disprezza la vita di quaggiù… ...Signore, Gesù che avesti una vita così sacrificata e disprezzata dal mondo, concedimi di poterti imitare nell’essere anch’io disprezzato dal mondo: non c’è infatti servo maggiore del padrone né discepolo superiore al maestro….Figliolo, ora che sai tutto questo e l’hai letto attentamente, mettilo in pratica, e avrai la felicità.”
(Parole di Cristo a Tommaso da Kempis)

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LA IMITAZIONE DI CRISTO


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MICHELE P.