giovedì 23 gennaio 2014

L'ALCHIMIA E LA PIETRA FILOSOFALE












L'alchimia è un antico sistema filosofico esoterico che combina elementi di chimica, fisica, astrologia, arte, semiotica, metallurgia, medicina, misticismo e religione.



Il pensiero alchemico è considerato da molti il precursore della chimica moderna prima della nascita del metodo scientifico.



Vi sono tre grandi obiettivi che si proponevano gli alchimisti:


* conquistare l'onniscienza


* creare la panacea universale, un rimedio cioè per curare tutte le malattie, per generare e prolungare indefinitamente la vita


* trasmutare i metalli in oro o argento.







La pietra filosofale, sostanza di tipo etereo (che potrebbe essere una polvere, un liquido o una pietra), era la chiave per realizzare questi obiettivi.

L'alchimia, oltre ad essere una disciplina fisica e chimica, implicava un'esperienza di crescita ed un processo di liberazione e di salvezza dell'artefice dell'esperimento.


In quest'ottica la scienza alchemica veniva sacralizzata e ricondotta ad un tipo di conoscenza metafisica e filosofica, assumendo connotati mistici e soteriologici, cosicché i processi e i simboli alchemici possiedono sovente un significato interiore relativo allo sviluppo spirituale in connessione con quello prettamente materiale della trasformazione fisica.



Il termine alchimia deriva dall'arabo al-kimiya o al-khimiya (الكيمياء o الخيمياء), che è probabilmente composto dall'articolo al- e la parola greca khymeia (χυμεία) che significa "fondere", "colare insieme", "saldare", "allegare", ecc. (da khumatos, "che è stato colato, un lingotto").


Un'altra etimologia collega la parola con Al Kemi, che significa "l'arte egizia", dato che gli antichi Egiziani chiamavano la loro terra Kemi ed erano considerati potenti maghi in tutto il mondo antico.

Il vocabolo potrebbe anche derivare da kim-iya, termine cinese che significa "succo per fare l'oro".



TRASFORMAZIONE ALCHEMICA

La trasmutazione dei metalli di base in oro (ad esempio con la pietra filosofale o grande elisir o quintessenza o pietra dei filosofi o tintura rossa) simbolizza un tentativo di arrivare alla perfezione e superare gli ultimi confini dell'esistenza.

Gli alchimisti credevano che l'intero universo stesse tendendo verso uno stato di perfezione, e l'oro, per la sua intrinseca natura di incorruttibilità, era considerato la più perfetta delle sostanze.







Era anche logico pensare che riuscendo a svelare il segreto dell'immutabilità dell'oro si sarebbe ottenuta la chiave per vincere le malattie ed il decadimento organico; da ciò l'intrecciarsi di tematiche chimiche, spirituali ed astrologiche che furono caratteristiche dell'alchimia medievale.


L'opus alchemicum per ottenere la pietra filosofale avveniva mediante sette procedimenti, divisi in quattro operazioni, Putrefazione, Calcinazione, Distillazione e Sublimazione, e tre fasi, Soluzione, Coagulazione ed Unione.






ANTICO EGITTO


Gli alchimisti occidentali generalmente fanno risalire l'origine della loro arte all'antico Egitto.

Metallurgia e misticismo erano inesorabilmente legati insieme nel mondo antico, in cui una cosa come la trasformazione dell'oro grezzo in un metallo scintillante doveva sembrare un atto governato da regole misteriose.


La città di Alessandria in Egitto fu un centro di conoscenza alchemica, e conservò la propria preminenza fino al declino della cultura egiziana antica.

Sfortunatamente non esistono documenti originali egizi sull'alchimia.

Questi scritti, qualora fossero esistiti, andarono perduti nell'incendio della Biblioteca di Alessandria, nel 391.








L'alchimia egiziana è per lo più conosciuta attraverso le opere di antichi filosofi greci, sopravvissute solamente in traduzioni islamiche.


La leggenda vuole che il fondatore dell'alchimia egiziana fu il dio Thot, chiamato Ermes-Thoth o Ermes il tre volte grande (ERMETE TRISMEGISTO) dai Greci.

Secondo la leggenda il dio avrebbe scritto i quarantadue libri della conoscenza, che avrebbero coperto tutti i campi dello scibile, fra cui anche l'alchimia.

Il simbolo di Ermes era il caduceo, che divenne uno dei principali simboli alchemici.


La Tavola di Smeraldo di Ermes Trismegistus, che è nota solamente attraverso traduzioni greche ed arabe, è generalmente considerata la base per la pratica e la filosofia alchemica occidentale.






L'ALCHIMIA NEL RINASCIMENTO


Nel contesto delle idee del Cinquecento è impossibile delimitare una disciplina scientifica dall'altra, come anche tracciare molte linee di separazione tra il complesso delle scienze da un lato e la riflessione speculativa e magico-astrologica dall'altro.








In questo periodo magia e medicina, alchimia e scienze naturali e addirittura astrologia e astronomia operano in una sorta di simbiosi, legate le une alle altre in modo spesso inestricabile.


Agli inizi del XVI secolo uno dei maggiori interpreti di questo coacervo di discipline scientifiche fu il medico, astrologo, filosofo e alchimista Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim, 1486-1535.

Costui credeva di essere un mago e di essere capace di evocare gli spiriti.

La sua influenza fu di modesta entità, ma come Flamel, produsse opere, fra le quali il De occulta philosophia, alle quali fecero riferimento tutti gli alchimisti posteriori. Ancora come Flamel fece molto per cambiare l'alchimia da una filosofia mistica ad una magia occultista.














Inoltre mantenne vive le filosofie degli antichi alchimisti, che includevano scienza sperimentale, numerologia, ecc., aggiungendovi la teoria magica, che rinforzava l'idea di alchimia come credenza occultista.


Il nome più importante di questo periodo è, senza dubbio, Paracelso, (Theophrastus Bombastus von Hohenheim, 1493-1541), il quale diede una nuova forma all'alchimia, spazzando via un certo occultismo che si era accumulato negli anni e promuovendo l'utilizzo di osservazioni empiriche ed esperimenti tesi a comprendere il corpo umano.

Rigettò le tradizioni gnostiche e le teorie magiche, pur mantenendo molto delle filosofie ermetiche, neoplatoniche e pitagoriche.








Per Paracelso l'alchimia era la scienza della trasformazione dei metalli reperibili in natura per produrre composti utili per l'umanità.


La iatrochimica di Paracelso era basata sulla teoria che il corpo umano fosse un sistema chimico nel quale giocano un ruolo fondamentale i due tradizionali principi degli alchimisti, e cioè lo zolfo ed il mercurio, ai quali lo scienziato ne aggiunse un terzo: il sale.

Paracelso era convinto che l'origine delle malattie fosse da ricercare nello squilibrio di questi principi chimici e non dalla disarmonia degli umori, come pensavano i galenici.

Quindi, secondo lui, la salute poteva essere ristabilita utilizzando rimedi di natura minerale e non di natura organica.


Anche molti artisti, come per esempio il Parmigianino, e persino personalità politiche del periodo si interessarono all'alchimia.


Tra questi: Caterina Sforza, Francesco I de' Medici, nel cui studiolo di Palazzo Vecchio fece dipingere allegorie alchimistiche da Giovanni Stradano, e Cosimo I de' Medici.

In Inghilterra, l'alchimia nel XVI secolo è spesso associata al dottor John Dee (1527-1608), meglio conosciuto per il suo ruolo di astrologo, crittografo ed in generale "consulente scientifico" della regina Elisabetta I d'Inghilterra. Dee si interessò anche di alchimia tanto da scrivere un libro sull'argomento (Monas Hieroglyphica, 1564) influenzato dalla Cabala.



SIMBOLI

L'universo alchemico è pervaso di simboli, che, intrecciandosi in mutue relazioni, permeano le varie operazioni e gli ingredienti costitutivi del processo per ottenere la pietra filosofale.






Così per esempio l'oro e l'argento acquisiscono nell'iconografia alchemica i tratti simbolici del Sole e della Luna, della luce e delle tenebre e del principio maschile e femminile, che si uniscono nella coniunctio oppositorum della Grande Opera.



ASTROLOGIA


Gli elementi cosmici avevano grande importanza non solo per la loro influenza sui processi alchemici, ma anche per il parallelismo che li legava agli elementi naturali, in base alla credenza che "ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto".







Tradizionalmente, ognuno dei sette corpi celesti del sistema solare conosciuti dagli antichi era associato con un determinato metallo

La lista del dominio dei corpi celesti sui metalli è la seguente:


* Il Sole governa l'Oro
* La Luna è connessa con l'Argento
* Mercurio, Mercurio
* Venere, Rame
* Marte, Ferro
* Giove, Stagno
* Saturno, Piombo

Sia i metalli che i corpi celesti erano in relazione con l'anatomia umana e le sette viscere dell'uomo.




ANIMALI


Nelle illustrazioni dei trattati medievali e di epoca rinascimentale compaiono spesso figure animali e fantastiche.






I tre principali stadi attraverso i quali la materia si trasformava, la nigredo, l'albedo e la rubedo erano rispettivamente simboleggiati dal corvo, dal cigno e dalla fenice.

Quest'ultima, per la sua capacità di rinascere dalle proprie ceneri, incarna il principio del "nulla si crea e nulla si distrugge", tema centrale della speculazione alchimistica.

Inoltre, era sempre la fenice a deporre l'uovo cosmico, che a sua volta raffigurava il contenitore in cui era posta la sostanza da trasformare.










Anche il serpente ouroboros, che si mangia la coda, ricorre spesso nelle raffigurazioni delle opere alchemiche, in quanto simbolo della ciclicità del tempo e del "Uno il Tutto" ("En to Pan").



ALCHIMIA - SIMBOLI NASCOSTI





LA PIETRA FILOSOFALE






Un antico segreto legato alla magia nera e alla stregoneria, celato in strane immagini e oscuri codici.

E' considerata la fonte di un potere assoluto, dispensatrice di eterna giovinezza e persino dell'immortalita'.

Si tratta solo di miti e leggende, o i manoscritti nascondono una verita' scientifica?

Esiste un formula originaria della Pietra Filosofale?

Scopriamolo in questo documentario:


LA PIETRA FILOSOFALE


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LA VERA ESSENZA DELL'ALCHIMIA RISIEDE NELLA TRASFORMAZIONE INTERIORE DA "FIGLIO DELL'UOMO" A "FIGLIO DI DIO": LA PIETRA FILOSOFALE SPIRITUALE CHE MUTA LO STATO DI UOMO AD UNA SORTA DI OLTRE-UOMO (Übermensch), ATTRAVERSO LA COSTITUZIONE DEL CORPO DI LUCE.


MICHELE P.