lunedì 27 gennaio 2014
LA LETTERA "SHIN" - IL FUOCO INIZIATICO di Michele Perrotta
La Lettera "Shin" ha un valore numerico di 300.
Questo numero è associato alla sapienza e allo Spirito di Dio: "Ruach Elohim".
La Shin simboleggia inoltre il fuoco interiore dell'inziiato e/o la scintilla divina nel cuore del giusto.
Viene associata anche al simbolo della perfetta trasformazione, dell'insegnamento profondo (rettificazione) e/o del cambiamento interiore.
Per i Cristiani la "Shin" è l'emblema del Cristo stesso, il Divino nell'uomo (Equilibrio, Grazia, Giustizia).
La sua forma, oltre a ricordare il "Roveto ardente", la presenza di Dio che arde senza consumare, ricorda la Trinità: Dio Uno e Trino ...
...Da La Bibbia Rivelata Vol. 1 - Iniziazione al linguaggio esoterico della Sacra Scrittura di Michele Perrotta:
"Esotericamente la Rivelazione del Roveto, simbolo dell’amore eterno di Dio che brucia ma che non si consuma mai (Esodo 3:2), indica a Mosè che in questo mondo materiale, simboleggiato dall’Egitto, le anime incarnate sono tutte schiave del Faraone, l’Arconte di questo mondo.
Il fine ultimo dell’alleanza tra l’uomo e Dio narrata nella vicenda di Mosè sarebbe in fin dei conti quello di far raggiungere all’entità spirituale la liberazione attraverso l’ascesi mistica e la “comunione” con l’Altissimo....
...La parola Torah significa Luce o Istruzione: sostanzialmente il suo vero significato indicherebbe, alle anime degli iniziati ai misteri, il saper essere capaci di entrare nei regni spirituali attraverso la luce che, in questo breve arco di esistenza (la vita stessa), è possibile cogliere e veicolare secondo determinate dottrine mistiche.
Questa via ascetica fu fornita al popolo Israelita dallo stesso Mosè per far accrescere spiritualmente l’anima condizionata di ogni individuo rinchiusa nel corpo fisico e per far comprendere che, nonostante noi siamo solo piccoli frammenti dell’Eterno, possiamo cogliere nel nostro intimo l’Altissimo alla stessa maniera del liberatore dell’Esodo.
In altre parole questa scienza di profonda natura spiritualista permetterebbe al mistico di divenire in prima persona parte attiva del tutto e, di conseguenza, di entrare così in sintonia con l’Eterno attraverso la comunione intima dell’Io con i mondi superiori cabalistici.
Si tratterebbe della coscienza che, attraverso una profonda meditazione, si espanderebbe al di fuori del mondo fisico fino a fondersi con il tutto su differenti piani astrali o cieli (mondi spirituali)...."
" Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb.
L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.
Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?". Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!".
E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo. Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egiziani li tormentano.
Ora và! Io ti mando dal faraone. Fà uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!". Mosè disse a Dio: "Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall'Egitto gli Israeliti?". Rispose: "Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte". Mosè disse a Dio: "Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?". Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". Poi disse: "Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi". Dio aggiunse a Mosè: "Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione. Và! Riunisci gli anziani d'Israele e dì loro: Il Signore, Dio dei vostri padri, mi è apparso, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, dicendo: Sono venuto a vedere voi e ciò che vien fatto a voi in Egitto.
E ho detto: Vi farò uscire dalla umiliazione dell'Egitto verso il paese del Cananeo, dell'Hittita, dell'Amorreo, del Perizzita, dell'Eveo e del Gebuseo, verso un paese dove scorre latte e miele. Essi ascolteranno la tua voce e tu e gli anziani d'Israele andrete dal re di Egitto e gli riferirete: Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi.
Ci sia permesso di andare nel deserto a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio.
Io so che il re d'Egitto non vi permetterà di partire, se non con l'intervento di una mano forte. Stenderò dunque la mano e colpirò l'Egitto con tutti i prodigi che opererò in mezzo ad esso, dopo egli vi lascerà andare. Farò sì che questo popolo trovi grazia agli occhi degli Egiziani: quando partirete, non ve ne andrete a mani vuote. Ogni donna domanderà alla sua vicina e all'inquilina della sua casa oggetti di argento e oggetti d'oro e vesti; ne caricherete i vostri figli e le vostre figlie e spoglierete l'Egitto ".
(Esodo 3:1-22)
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MICHELE P.