mercoledì 25 dicembre 2013
LA CHIAVE ESOTERICA DI PINOCCHIO di Michele Perrotta
LA CHIAVE ESOTERICA DI PINOCCHIO di Michele Perrotta
Pinocchio simboleggia esotericamente la trasformazione alchemica dell’Ego (l’Io); la ghiandola pineale o terzo occhio in cui il Sè si espande nei mondi superiori, da qui il nome Pin-Occhio; l’intimo viene condotto nella trascendenza, nei mondi mistici dei cabbalisti.
Nel libro “Le avventure di Pinocchio” il burattino di legno rappresenta in chiave esoterica il falso ego che deve realizzarsi spiritualmente attraverso mille peripezie analoghe, pressappoco, a delle iniziazioni, o prove iniziatiche, di matrice misterica.
Il burattino Pinocchio incarna a tutti gli effetti l’iniziato che deve riscoprire la sua vera natura attraverso svariati incontri, o se preferisamo scontri, con i pericoli che la vita stessa gli offre.
Ma andiamo ad esaminare esotericamente alcuni personaggi di questo straordinario racconto:
Mastro ciliegia e Geppetto sono coloro che danno vita ed insegnamento al burattino di legno; tali personaggi sono analoghi nel mondo gnostico all’Eone e al Demiurgo, ovvero ad entità superiori che “giocano” con la creatura plasmata per “iniziarla” ad affrontare la vita materiale attraverso quel coraggio iniziatico tipico del vero sé, colui che è proiettato verso l’ignoto e l’assoluto.
Tale esperienza è anche una via iniziatica che permette di superare i famigerati “guardiani della soglia” (Arconti), gli oppressori, gli ostacoli che non permettono di trascendere il mondo materiale verso superiori stadi di esistenza.
Nel libro moltissimi sono i pericoli che Pinocchio, come l’essere umano, affronta nell’arco della propria esistenza.
Facciamo qualche esempio: Il Gatto e la Volpe che rapinano Pinocchio e tentano addirittura di impiccarlo; il Mangiafoco che costringe il burattino a lavorare nel “Gran Teatro dei Burattini”; Lucignolo che conduce l’ingenuo protagonista nel famigerato “Paese dei Balocchi”, dove addirittura i due compari si tramutano in asini (pigro adagiamento “asinino” del sé) poiché non hanno né voglia di studiare e né tanto meno voglia di crescere, preferiscono baloccarsi tutto il giorno, etc. etc..
Queste tappe ricordano vagamente al lettore più attento la burrascosa esperienza che l’anima condizionata subisce dall’assuefazione del piacere dei sensi e che fa smarrire all’anima incarnata il vero senso della vita, tipico concetto spiritualista di matrice orientale/gnostica.
Pinocchio incarna più volte questo fasullo e bugiardo piacere del mondo materiale che nel vedanta viene indicato con il nome di Maya (“ciò che non è”).
Ad esempio - Pinocchio dice bugie ed il suo naso cresce; il mondo è bugiardo, l’universo materiale è un’illusione etc. etc.
Il Grillo parlante, invece, rappresenta a tutti gli effetti un’allegoria della coscienza, mentre la fata turchina incarna l’anima suprema e/o l’amore del vero creatore verso il creato e verso tutte le sue creature: il senso stesso dell’insegnamento spirituale della Bhakti e dell’Agape, comandamenti divini essenziali presenti nella Bhagavad-Gita e nel Vangelo.
La storia di Pinocchio si conclude con il burattino di legno, emblema dell’anima condizionata sotto il giogo del mondo materiale, che ritrova il “Padre” Geppetto nel ventre di una balena, cosa che peraltro ricorda il racconto biblico di Giona; infine tutto si compie con la trasformazione di Pinocchio da burattino di legno a bambino in carne ed ossa vero e proprio.
L'Ego prende coscienza del Sè e dei mondi superiori.
La realizzazione spirituale dell’iniziato si completa, a tutti gli effetti, attraverso l’allegoria del burattino più famoso del mondo.
Tutto ciò viene, se pur in modo velato, esposto in questo splendido capolavoro dell'iniziato Carlo Lorenzini, detto “Collodi”, divenuto famoso con il nome “Le Avventure di Pinocchio”.
*******
Michele P.